Roma, 19 agosto 2025 – Ci sono luoghi che, più di altri, riescono a raccontare cosa significhi umanità. Lampedusa è uno di questi. Perché sulle sue coste, da anni, si intrecciano storie di viaggio, di dolore, ma anche di salvezza e di speranza. E ora quei gesti semplici e profondi – l’aiuto a chi sbarca, una coperta tesa, un bicchiere d’acqua, un sorriso – si preparano a diventare patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco.
Il prossimo 12 settembre, nell’ex cava di Cala Francese, durante il concerto del pianista Giovanni Allevi, verrà lanciata ufficialmente la candidatura. Non solo un annuncio, ma un atto che vuole riconoscere il valore universale dell’accoglienza, trasformandola da esperienza locale a simbolo per tutti i popoli.
Una nave che è anche una piazza
A promuovere l’iniziativa è l’associazione Perou, che ha inserito la candidatura nel progetto “Avenir”: un catamarano lungo 67 metri e largo 22,5, pensato come la prima nave europea dedicata al salvataggio in alto mare. Ma non solo: il catamarano è stato immaginato come una piazza sul mare, un luogo in cui sperimentare la fraternità, il multilinguismo e l’incontro tra culture diverse.
L’isola simbolo della solidarietà
Negli anni, le immagini degli abitanti di Lampedusa che soccorrono, accolgono e abbracciano i migranti sono diventate il simbolo più forte della solidarietà mediterranea. Non è un gesto organizzato, non è un rito, ma un istinto umano che nasce dall’isola stessa, dal suo essere ponte naturale tra Africa ed Europa.
Riconoscere questi gesti come patrimonio immateriale significa dare dignità e valore a un comportamento che appartiene alla storia recente, ma che affonda le radici nella più antica tradizione marinara: aiutare chi è in pericolo in mare.
Un’eredità che parla al mondo
Il 12 settembre, dunque, non sarà solo musica. Sarà il giorno in cui Lampedusa offrirà al mondo la sua lezione più importante: che l’accoglienza non è un atto straordinario, ma un’eredità collettiva da proteggere e trasmettere.
E forse, mentre il pianoforte di Giovanni Allevi risuonerà tra le rocce di Cala Francese, si avrà la sensazione che il mare stesso ascolti, custodendo in silenzio tutte le voci che vi hanno gridato dentro, e restituendole trasformate in un’unica melodia: quella della speranza.


