in

“Accordi segreti sui rimpatri, così l’Italia viola i diritti umani”

La denuncia del Tavolo Asilo dopo l’intesa con Khartoum e il rimpatrio di 48 sudanesi. Asgi: “Totalmente illegittimo”. Arci: “Impediscono alle persone di salvarsi”. Amnesty: “Come mandare ebrei nella Germania nazista”

 

Roma – 27 settembre 2016  – L’accordo tra Italia e Sudan sull’immigrazione ha solo due mesi, ma i suoi gravissimi effetti già si fanno sentire. Il 24 agosto scorso, 48 sudanesi sono state messi su un aereo a Torino e rispediti dove rischiano la vita e la negazione dei diritti fondamentali, violando norme e convenzioni italiane, europee e internazionali. 

Lo hanno denunciato oggi a Roma, nel corso di una conferenza stampa in Senato, le 17 organizzazioni che fanno parte del Tavolo Asilo, portando anche la testimonianza di Mohammed, scampato per caso a quel maxi rimpatrio. A lui è stato riconosciuto lo status di rifugiato, l’Italia ha cioè riconosciuto che rischierebbe la vita o la violazione dei suoi diritti fondamentali nello stesso Paese dove non ha esitato a rimandare tutti gli altri. 

Quella con il governo del genocida al-Bashir è solo l’ultima delle intese che l’Italia ha stretto con i regimi africani (ieri la Libia di Gheddafi, oggi il Gambia, l’Eritrea e il Sudan) pur di fermare i flussi di profughi e migranti. Un modello condannato dal Tavolo Asilo, ma che sembra ormai avviato a una dimensione continentale, attraverso il Migration Compact proposto dal nostro governo o i partenariati per la migrazione sui quali vuole lavorare la Commissione Europea. 

“I rimpatri in Sudan, un Paese che perseguita sistematicamente gli oppositori, sulla base di un testo segreto, sconosciuto anche al Parlamento, sono totalmente illegittimi” taglia corto Salvatore Fachile, dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione. “Noi non crediamo, anche sulla base delle testimonianze raccolte, che alle persone rimpatriate siano state date le informazioni sufficienti e la possibilità di chiedere asilo, ma in ogni caso non andavano rimandate in Sudan”. 

La lista delle violazioni è lunga e va dal Testo Unico sull’immigrazione alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e a quella di Ginevra sui Rifugiati, cominciando dal principio di non refoulement. “È vietata l’espulsione verso Paesi dove si rischiano persecuzioni o torture – ricorda Fachile – e sono vietati anche i rimpatri collettivi che non valutano la posizione di ognuno caso per caso. È un copione già visto con i respingimenti verso la Libia, per i quali l’Italia è stata condannata per violazione dei diritti umani”. 

“La dimostrazione che quel rimpatrio fosse illegale è nel fatto che chi è riuscito a sfuggire ha ottenuto asilo in Italia” fa notare Filippo Miraglia, vicepresidente dell’Arci, che torna a puntare il dito contro l’esternalizzazione delle frontiere: “L’accordo con il Sudan è il modello di rapporto con i Paesi africani proposto dall’Italia e dall’Ue per fermare i flussi a Paesi dove ci sono guerre e persecuzioni, scambiando i fondi della cooperazione con la collaborazione delle peggiori dittature”. 

“Così si impedisce alle persone di mettersi in salvo” denuncia Miraglia. “I soldi e l’addestramento militare promessi dall’Italia al Sudan, non aiuteranno i sudanesi, ma un regime che nega le libertà e mette gli oppositori in galera. La cooperazione deve creare sviluppo, non fermare i flussi”.

Per Gianni Ruffini, direttore generale di Amnesty International, l’accordo col Sudan “è l’ennesimo sintomo di panico, inettitudine e cinismo con cui i governi europei affrontano la crisi dei rifugiati. Rimandiamo le persone presso governi che le sterminano o le schiavizzano, presso stati che dovremmo considerare dittatoriali anche solo per il fatto che impediscono ai loro cittadini di espatriare”. 

“Oggi l’Italia rimanda in Sudan chi fugge dal Darfur. È come se dei profughi ebrei tedeschi fossero stati rimandati nella Germania nazista.  Siamo a un degrado gravissimo – conclude Ruffini –  è in discussione il principio stesso della coesistenza civile”. 

Elvio Pasca

Leggi anche:

“Fermati e rimandati in Sudan, senza farci chiedere asilo”

Così faremo morire in Africa chi vuole venire in Europa

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]

“Fermati e rimandati in Sudan, senza farci chiedere asilo”

Boldrini: “Condivisibile battaglia in Ue per risorse immigrazione”