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Assegni familiari anche per i figli all’estero, il giudice conferma

La corte d’appello di Brescia respinge il ricorso dell’Inps. Parità di trattamento tra immigrati con la carta di soggiorno e cittadini italiani

Roma – 3 maggio 2016 – Se hanno in tasca una carta di soggiorno, i lavoratori stranieri hanno diritto agli assegni familiari anche per i figli che non vivono in Italia. Diversamente,  verrebbero ingiustamente discriminati rispetto agli italiani, per i quali quella regola non esiste. 

Il tribunale di Brescia lo ha già detto nel 2015, ora la Corte d’appello di Brescia lo ha ribadito in due sentenze gemelle, confermando le decisioni prese dai giudici in primo grado. 

L’Inps non voleva pagare gli assegni, perché secondo la normativa italiana sugli assegni familiari  (legge 153/88) non bisogna considerare parte del nucleo familiare “il coniuge e i figli che non abbiano la residenza nel territorio della Repubblica”. Un’eccezione è prevista solo se tra l’Italia e il Paese d’Origine c’è un accordo di reciprocità in materia di trattamenti di famiglia. 

Quella normativa, però, è in contrasto con la direttiva europea 109/2003, che equipara agli italiani gli stranieri titolari di un permesso Ue per lungosoggiornanti (la cosiddetta “carta di soggiorno) per quanto riguarda “prestazioni sociali, assistenza sociale, e la protezione sociale”. Una parità che gli Stati membri possono anche scegliere di limitare solo alle prestazioni “essenziali”. 

Secondo i giudici, gli assegni familiari sono una prestazione assistenziale  finalizzata  “ad assicurare una tutela in favore delle famiglie in stato di effettivo bisogno economico”. Si tratta inoltre di una prestazione assistenziale “essenziale”, perché, in linea con la carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea,  serve a “garantire un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongono di risorse sufficienti”.

In questo caso, quindi, non si possono fare distinzioni tra cittadini italiani e cittadini stranieri con la carta di soggiorno. La direttiva europea è più forte della legge italiana e l’Inps è tenuta a darle applicazione. Ecco perché quei lavoratori, rappresentati in giudizio dagli avvocati Livio Neri e Alberto Guariso, hanno diritto agli assegni familiari anche per quei figli lontani. 

 

 

 

 

 

 

 

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