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Autocertificazioni vietate agli immigrati, in fila anche nel 2017

Il Milleproroghe rimanda di un altro anno la semplificazione per la burocrazia dell’immigrazione. Per permessi per studio, attesa occupazione, carte di soggiorno ecc. servono ancora i certificati originali  

 

Roma – 2 gennaio 2017 – La semplificazione, per gli stranieri in Italia, può ancora aspettare. Almeno un altro anno.

Per tutto il 2017, dovranno continuare a perdere tempo e soldi, mettendosi in fila agli uffici pubblici per chiedere questo o quel certificato richiesto dalla burocrazia dell’immigrazione. Fino al 31 dicembre prossimo sarà infatti ancora impossibile autocertificare cose che la pubblica amministrazione dovrebbe essere in grado di verificare da sola. 

A confermarlo è il nuovo decreto legge Milleproroghe (DL 244/2016 “Proroga e definizione di termini”, articolo 5 comma 3), che ha rimandato di altri dodici mesi la possibilità di presentare dichiarazioni sostitutive (le cosiddette autocertificazioni) per le “speciali disposizioni contenute nelle leggi e nei regolamenti concernenti la disciplina dell’immigrazione e la condizione dello straniero”. Un copione che si ripete, di proroga in proroga, sin dal 2012. 

Quindi, ad esempio, per rinnovare un permesso per studio bisognerà ancora allegare alla domanda un certificato degli esami sostenuti all’università. Un disoccupato dovrà invece presentare il certificato di iscrizione alle liste di collocamento per avere un permesso per attesa occupazione. E chi chiede la carta di soggiorno sarà prima costretto ad andare in Procura per recuperare i certificati del casellario giudiziale e dei carichi pendenti. 

Perché non si può autocertificare? Perché le amministrazioni interessate (le Questure, cioè ministero dell’Interno e, a seconda dei casi, il ministero dell’Istruzione, del Lavoro o della Giustizia) non comunicano efficacemente tra loro. Mancano cioè banche dati interconnesse che permettano a un poliziotto dell’Ufficio stranieri di verificare eventuali dichiarazioni sostitutive firmate da un cittadino straniero. 

Eppure, è appunto dal lontano 2012 che, secondo le «Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (DL 5/2012),  un decreto del ministero dell’Interno avrebbe dovuto “individuare le modalità per l‘acquisizione d’ufficio” di dati e certificati. Sono passati quattro anni e, alla faccia delle disposizioni “urgenti”, di quel decreto non c’è traccia. Nuova proroga e tutti in fila. 

Elvio Pasca

 

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