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Bono: “Profughi problema di tutti, serve un nuovo Piano Marshall”

Il leader degli U2 chiede più aiuti per lo sviluppo dei  Paesi in difficoltà e finanziamenti all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “I Paesi che accolgono i rifugiati dovrebbero vederli come un’opportunità”

 

New York – 13 aprile 2016 – La crisi dei rifugiati “non è solo un problema del Medio Oriente o dell’Africa, è un problema europeo. È anche un problema americano. Ci riguarda tutti”.

Parole del frontman degli U2 Bono, al secolo  Paul David Hewson, che di ritorno da una viaggio umanitario in Africa e Medioriente ha scritto sul New York Times e poi ribadito davanti al congresso americano come secondo lui andrebbe invece affrontata la crisi. Un piano, quello delineato dall’artista, che interviene su tre fronti. 

Innanzitutto, bisognerebbe rafforzare il sostegno umanitario offerto ai profughi della guerra civile siriana e di altre crisi regionali dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). L’organizzazione, sottolinea Bono,  è “cronicamente sottofinanziato dagli stessi governi che si aspettano di gestire questo problema globale”.

L’artista ha invitato anche i Paesi che ospitano i rifugiati a vederli “non solo come un peso, ma come un vantaggio”, offrendo loro formazione, istruzione e opportunità di lavoro. “I rifugiati vogliono lavorare. In patria erano commercianti, insegnanti e musicisti a casa, e vogliono esserlo di nuovo, oppure fare cose nuove.”

Infine, Bono lancia un appello per una nuova versione di quel “Piano Marshall” con cui gli Usa nel secondo dopoguerra finanziarono la ricostruzione in Europa. Stavolta bisognerà aiutare lo  sviluppo di Paesi non ancora collassati, ma minacciati da conflitti, corruzione e governi deboli e che rischiano di finire nello stesso caos che oggi produce milioni di profughi. 

“Quello che non vogliamo e che non possiamo permetterci è avere paesi importanti del Sahel che fanno la stessa fine della Siria. Se la Nigeria, un Paese molte volte più grande della Siria, andasse in pezzi a causa di gruppi come Boko Haram, noi ci augureremo di avere pensato in grande prima della tempesta”. 

 

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