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Calcio vietato ai minori stranieri non accompagnati, impossibile tesserarli

La Federazione Italiana Giuoco Calcio chiede un impossibile assenso da parte dei genitori. Asgi: “Illegale e discriminatorio, rivedere il regolamento”

Roma – 25 gennaio 2016 – Hanno avuto la forza e il coraggio di attraversare deserti e foreste, di affrontare il Mediterraneo a bordo di un barcone o di passare una frontiera nascosti sotto il pianale di un camion. Una volta qui, però, i minori stranieri non accompagnati non possono giocare a pallone. 

Certo, se si tratta di fare una partitella nel cortile di un centro di accoglienza nessun problema, ma di entrare in una vera squadra, come le migliaia che regalano una maglia ai loro coetanei italiani, non se ne parla. La Federazione Italiana Giuoco Calcio  impedisce infatti il tesseramento senza l’assenso dei genitori, impossibile da ottenere peri bambini e ragazzi stranieri che hanno mamma e papà (quando li hanno) a migliaia di chilometri di distanza. 

A segnalare il caso è l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigrazione, che chiede alla Figc una modifica del suo regolamento. Quel regolamento è figlio di disposizioni della Fifa volte a contrastare il traffico di baby calciatori, ma di fatto si trasforma in una discriminazione, che, spiegano gli esperti dell’Asgi, è contraria alle leggi italiane e internazionali. 

I minori non accompagnati inseriti nel sistema d’accoglienza italiana in realtà non sono “soli”. Hanno infatti un tutore, che va equiparato a un genitore, come prevedono la Convenzione sui diritti del fanciullo, la legge italiana su affidamenti e adozioni e il codice civile. “Ciò che viene richiesto ai genitori per il tesseramento del minore deve dunque essere riferito al tutore e all’ affidatario” spiega l’Asgi. 

La normativa della Fifa, alla quale si richiama la Figc, è discriminatoria: i minori stranieri soli sono infatti penalizzati rispetto ai minori italiani, oppure rispetto ai minori stranieri che hanno la famiglia in Italia. Non tiene inoltre conto della legge sulla “cittadinanza sportiva” approvata definitivamente il 14 gennaio scorso in Parlamento, che permette ai minori stranieri di essere tesserati al pari dei minori italiani, purché siano arrivati in Italia entro i 10 anni. 

Ce n’è abbastanza, insomma, perché la Figc riveda, subito, le sue posizioni. E faccia finalmente tesserare e scendere in campo bambini e ragazzi che hanno già dovuto superare sbarramenti ben più alti e pericolosi. 

EP

 

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