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Cittadinanza. “Basta discriminazioni, subito la riforma per i figli degli immigrati”

“Il Parlamento rimedi alla discriminazione che colpisce le seconde generazioni”. L’appello della stampa missionaria e di altre associazioni che si occupano di immigrazione

 

Roma – 16 maggio 2016 – Serve un “atto di giustizia” contro la “discriminazione” che colpisce le seconde generazioni. Il Parlamento approvi al più presto la riforma della cittadinanza, attualmente ferma in Senato, “un segnale importante a oltre 1 milione di giovani di origine straniera che vivono in uno stato di precarietà esistenziale, che si sentono italiani di fatto, ma non lo sono per la legge”.

È l’appello (qui di seguito il testo completo) lanciato dalla stampa missionaria e altre associazioni impegnate nel campo dell’immigrazione. “L’accesso alla cittadinanza – sottolineano i promotori – è l’unica via in grado di consentire ai figli di immigrati di essere considerati alla pari, nei diritti e nei doveri, rispetto ai loro coetanei, figli di italiani”

“In sintonia con la Campagna ‘L’Italia sono anch’io’, sostenuta da numerose organizzazioni della società civile, noi rappresentanti della stampa missionaria e di associazioni impegnate per i diritti degli immigrati, chiediamo al Parlamento italiano di portare a termine senza ulteriori dilazioni l’iter di riforma della legge che estende il diritto di cittadinanza agli stranieri nati nel territorio italiano. In modo particolare ci rivolgiamo alla Presidente della Commissione affari costituzionali, Anna Finocchiaro, affinché stabilisca quanto prima la data per presentare al Senato il disegno di legge, già approvato in prima lettura alla Camera dei deputati il 13 ottobre 2015, per la sua definitiva approvazione.

La vigente legislazione, fondata su legami di sangue, garantisce il diritto di cittadinanza a nipoti di un nonno o nonna italiani, anche senza mai aver messo piede in Italia. A maggior ragione riteniamo giusto e doveroso che lo stesso diritto venga riconosciuto agli immigrati di seconda generazione, nati e cresciuti nel nostro paese, che oggi sono costretti ad attendere fino alla età di 18 anni prima di poter ottenere la cittadinanza. A tale obiettivo mira la riforma della legge 91 del 1992 che assicura ai figli di immigrati nati in territorio italiano (ius soli) o a seguito di un percorso scolastico (ius culturæ), il diritto a diventare cittadini.

L’approvazione della nuova legge – ne siamo certi – darà un segnale importante a oltre 1 milione di giovani di origine straniera che vivono in uno stato di precarietà esistenziale, che si sentono italiani di fatto, ma non lo sono per la legge. Grazie a questa normativa più della metà di costoro, con un genitore in possesso di un permesso di lungo soggiorno, potrebbero già beneficiare della riforma. L’accesso alla cittadinanza è l’unica via in grado di consentire ai figli di immigrati di essere considerati alla pari, nei diritti e nei doveri, rispetto ai loro coetanei, figli di italiani.

Come cittadini e cittadine italiane riteniamo l’approvazione della nuova legge sulla cittadinanza agli stranieri un atto di giustizia che il nostro Parlamento è chiamato a compiere per rimediare a una discriminazione che penalizza i nostri fratelli e sorelle immigrati di seconda generazione”.

 

Per aderire all’appello scrivere a: Padre Gigi Anataloni segreteria.fesmi@gmail.com. Qui di seguito, i promotori: 

 

Federazione Stampa Missionaria Italiana (Fesmi), segretario Gigi Anataloni  

Nigrizia, direttore Efrem Tresoldi 

Missione Oggi, direttore Mario Menin 

Cem Mondialità, direttore Antonella Fucecchi 

Emi, direttore Lorenzo Fazzini

Missionari Saveriani, direttore Filippo Rota Martir

Africa, direttore Marco Trovato

Missioni Consolata, direttore Gigi Anataloni 

Mondo e Missione, direttore Giorgio Licini

Il Missionario, direttore Paolo Bagatelli

ComboniFem, direttore Paola Moggi 

Andare alle genti, direttore Gloria Elena López 

Centro studi immigrazione (Cestim) – presidente, Carlo Melegari

Centro Astalli, presidente Camillo Ripamonti 

Migrantes diocesi di Verona, direttore Giuseppe Mirandola 

 

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