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Cittadinanza, il Senato riapre, ma non per la riforma

La commissione Affari costituzionali rinvia ancora l’esame del ddl 2092. Prima conflitto di interessi, lingua dei segni e lobbying

 

Roma – 8 settembre 2016 – L’estate è finita e anche le vacanze dei senatori. La riforma della cittadinanza però rimane ferma, in attesa che qualcuno la tiri fuori dai cassetti dove è stata nascosta. 

Ieri a Palazzo Madama si è riunito l’ufficio di presidenza della Commissione Affari Costituzionali, all’ordine del giorno c’era la programmazione dei lavori per la prossima settimana. Sarebbe stata l’occasione buona per far ripartire l’iter del ddl 2092, “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza”. 

Quel testo è dedicato ai figli degli immigrati, che a determinate condizioni potrebbero diventare italiani perché nascono qui, ius soli, o perché qui frequentano almeno cinque anni di scuola, ius culturae (QUI I DETTAGLI). Già approvato lo scorso ottobre alla Camera, in Senato è da un anno in Commissione, che dopo la discussione generale ha trovato solo il tempo di fare due audizioni e si presentare una montagna di emendamenti. 

Ieri però la presidente Anna Finocchiaro e i rappresentanti dei gruppi parlamentari hanno deciso che la prossima settimana la commissione Affari Costituzionali parlerà, ancora, d’altro. Le sedute saranno dedicate ai disegni di legge sul conflitto di interessi, sul lobbying e sulla lingua dei segni  più tre atti del governo sui quali è necessario esprimere un parere. 

Intanto non è dato sapere nemmeno come si vuole cambiare a riforma. Gli oltre settemila emendamenti, quasi tutti presentati dalla Lega Nord, sono stati raccolti e catalogati ma mesi, ma verranno pubblicati solo quando, chissà quando, il ddl 2092 tornerà all’ordine del giorno. 

EP

 

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