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Cittadinanza sportiva, sì definitivo. I figli degli immigrati uguali ai figli degli italiani

Il Parlamento cancella le discriminazioni contro i giovani atleti stranieri per il tesseramento nelle società sportive. Josefa Idem: “Un passo avanti per democrazia e inclusione”

 

Roma – 14 gennaio 2016- Lo hanno chiamato “ius soli sportivo” e non è certo la riforma della cittadinanza attesa da un  milione di figli degli immigrati. È però un piccolo passo per dire che i bambini sono tutti uguali, cominciando dai campi di calcio e dalle piste di atletica. 

Oggi il Senato ha approvato definitivamente con i voti le forze politiche, Lega Nord esclusa, le “Disposizioni per favorire l‘integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva”. Una legge che pone fine a una discriminazione contro tanti giovani atleti che per la legge non sono italiani, anche se crescono nel nostro Paese. 

Finora, molti di questi ragazzi non potevano accedere all’attività agonistica, perché gli statuti di diverse federazioni prevedono per il  tesseramento la cittadinanza italiana. Questa limitazione non solo ha bloccato la carriera di giovani talenti, con una perdita per il nostro sport, ma ha impedito anche che lo sport diventasse a pieno uno strumento di integrazione, con una perdita per tutta l’Italia. 

La legge approvata oggi cambia le regole, con un solo articolo. Dice che “i minori di anni diciotto che non sono cittadini italiani e che risultano regolarmente residenti nel territorio italiano almeno dal compimento del decimo anno di età possono essere tesserati presso società sportive appartenenti alle federazioni nazionali o alle discipline associate o presso associazioni ed enti di promozione sportiva con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani”.

Si salvano anche i ragazzi diventati maggiorenni, purché abbiano chiesto di diventare italiani.  “Il tesseramento – recita infatti il testo –  resta valido, dopo il compimento del diciottesimo anno di età, fino al completamento delle procedure per l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei soggetti che, ricorrendo i presupposti di cui alla legge 5 febbraio 1992, n.91, hanno presentato tale richiesta”.

A presentare la nuova legge in Aula è stata la relatrice Josefa Idem, senatrice del Pd e pluricampionessa olimpionica. “Pur trattandosi di due disposizioni molto semplici – ha spiegato – con l’approvazione definitiva di questo provvedimento e l’introduzione del cosiddettoius soli sportivo, la legislazione del nostro Stato potrà compiere un concreto passo in avanti adeguando l’ordinamento a principi democratici ed inclusivi”.

La Lega Nord ha votato contro la nuova legge, (“orgogliosamente contro”, ha ribadito il capogruppo Gian Marco Centinaio) sostenendo che  sarebbe un primo passo verso la riforma della cittadinanza, tanto aborrita dal partito di Salvini. Le camice verdi hanno presentato anche un emendamento, bocciato dall’Aula, che avrebbe inserito un tetto massimo del 30% al tesseramento di giovani stranieri in ogni società sportiva. 

Elvio Pasca

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