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Colf e badanti. Dal primo marzo è in vigore il nuovo contratto collettivo

Ecco le novità principali. Ma 500mila persone lavorano in nero. ROMA – Nuovi livelli di inquadramento, aumenti in busta paga e variazioni dell’orario settimanale sono solo alcune delle novità previste dal nuovo contratto collettivo del lavoro domestico in vigore da domani, primo marzo.

Colf, baby sitter, cuochi, assistenti (badanti) e tutte le altre figure professionali impegnate ogni giorno nelle case degli italiani verranno ora inserite, a seconda delle mansioni che svolgono, in una scala a 8 gradini (tra livelli "normali" e "super"). Si parte dai collaboratori domestici alle prime armi (livello A) per arrivare a chi assiste persone non autosufficienti e può vantare un’adeguata formazione professionale (livello Ds), con un crescendo che ha naturalmente effetto anche in busta paga.

I minimi retributivi sono stati ritoccati e i lavoratori già assunti con stipendi inferiori avranno diritto a un aumento, che arriverà in busta paga in due tranche: per metà a partire da marzo, per il resto da gennaio prossimo. Qui trovate le tabelle con i nuovi minimi, qui quelle con i contributi Inps 2007.

Normalmente per i conviventi sono previste 54 ore di lavoro a settimana, ma per alcune categorie (come colf esperte, chi assiste persone autosufficienti o i lavoratori studenti) è stato introdotto un part-time da 30 ore. Scendono invece a 40 le ore settimanali dei non conviventi. Il contratto collettivo disciplina anche il job sharing, una delle novità introdotte dalla riforma Biagi, grazie alla quale due persone potranno inoltre dividersi lo stesso posto, naturalmente accordandosi su giorni e orari.

"Il nuovo contratto sollecita la formazione professionale, che è importantissima per le famiglie e per le lavoratrici, e definisce paghe che corrispondono a quelle reali. Inoltre prevede finalmente l’istituzione di una cassa per corrispondere l’indennità malattia, che oggi è invece a carico dei datori di lavoro" spiega a Stranieriinitalia.it Pina Brustolin, responsabile nazionale delle Acli Colf. Ma quanti potranno davvero godere di queste tutele? "In Italia ci sono oltre un milione di lavoratori domestici, la metà dei quali non sono iscritti all’Inps. Bisogna impegnarsi per la regolarizzazione, dare informazioni e fare in modo che questo diventi un lavoro come tanti altri".

(28 febbraio 2007)

 

Elvio Pasca

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