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“Coraggio senatori, riforma della cittadinanza adesso!”

Il flash mob degli italiani senza cittadinanza, vestiti da fantasmi per non essere più invisibili. Si rischia che la discussione in Commissione sia rinviata a dopo il referendum

Roma – 13 ottobre 2016 – Per lo Stato saranno pure invisibili, ma oggi gli italiani senza cittadinanza si sono fatti vedere e sentire. È stato il giorno della mobilitazione che a Roma e in altre città d’Italia ha portato in strada le rivendicazioni di chi, cresciuto in questo Paese, viene considerato dalla legge uno straniero. 

“Riforma della cittadinanza subito!” c’era scritto sui cartelli alzati nel pomeriggio davanti al Pantheon dai figli degli immigrati. Durante un flash mob animato da tamburi, break dance e improvvisazioni hip hop, hanno  indossato lenzuoli bianchi, trasformandosi iconicamente in quei fantasmi per troppo tempo ignorati dalla politica e alla quale, più che voler far paura, ora chiedono coraggio. 

“Una vita col permesso di soggiorno e senza il permesso di essere cittadini del proprio Paese è una vita da coraggiosi. Siano coraggiosi come noi anche i parlamentari e approvino la riforma adesso” ha detto Paula Baudet Vivanco, una delle promotrici della protesta. Concetto ribadito consegnando a Doris Lo Moro (PD), relatrice della riforma in Senato, le cartoline con le foto e le storie degli italiani senza cittadinanza: “La riforma andava fatta ieri, il minimo è farla oggi. Avete in mano la nostra vita, cambiatela”.

Anche secondo Lo Moro, che era in piazza insieme alla relatrice della riforma alla Camera Marilena Fabbri,  il momento giusto non è domani, ma adesso. “Siamo in ritardo di anni. Non possiamo chiedere a questi ragazzi di aspettare ancora per i loro diritti.  Ci sono settemila emendamenti? Se vogliamo possiamo smaltirli in due settimane.  C’è una maggioranza allargata – sottolinea Lo Moro – pronta ad approvare la riforma e non vedo che problema possa esserci con l’opinione pubblica.  Io credo che dovremmo muoverci prima del referendum”. 

Il referendum costituzionale del 4 dicembre è l’ennesimo nuovo orizzonte indicato agli italiani senza cittadinanza. Stamattina hanno incontrato in Senato la presidente della commissione affari costituzionali Anna Finocchiaro, secondo la quale bisognerebbe aspettare il voto prima di rimettere all’ordine del giorno la riforma, per tutelarla. “La mia preoccupazione – ha spiegato a G2 Parlamenta –  è che altrimenti la discussione possa essere brandita durante la campagna referendaria in maniera troppo aspra e strumentale”. 

Dopo l’incontro con gli italiani senza cittadinanza, però, l’ufficio di presidenza della commissione ha deciso di riunirsi nei prossimi giorni per valutare di nuovo la possibilità di anticipare la discussione sulla riforma, senza attendere il referendum. Le speranze, inutile negarlo, sono al lumicino. “Se si deciderà di attendere il 5 dicembre – spiega Lo Moro – non potrò che prenderne atto, ma di sicuro per quella data anche la mia pazienza sarà finita. Non ammetterò più rinvii”. 

Il problema  è che non si può sapere quale sarà la situazione politica il 5 dicembre. Se la maggioranza che oggi sostiene il governo (e quindi anche la riforma) sarà ancora la stessa o se un’eventuale vittoria del no avrà sancito un “liberi tutti” con una corsa al riposizionamento della quale farà le spese anche la riforma.  

Intanto, il leghista  Roberto Calderoli si sarebbe detto pronto a ritirare tutti gli emendamenti presentati in Commissione se si manderà il testo direttamente in Aula. Lì però il Carroccio farebbe di nuovo le barricate e stavolta a favore di telecamere, tirando fuori le solite equazioni tra immigrazione (e figli dell’immigrazione) e terrorismo e i soliti attacchi contro chi prediligerebbe gli stranieri agli italiani. 

E il governo? Continua a essere il grande assente di questa discussione. Chi ha parlato in privato con Renzi dice che lui è ancora convinto che la riforma si può fare, anzi che vada fatta, però in pubblico il premier si guarda bene dal sposarne la causa prima di un referendum che potrebbe seriamente mettere in discussione la sua permanenza a Palazzo Chigi. Portare il testo subito in Aula e farlo passare a colpi di fiducia? Ad oggi pare fantapolitica. 

Elvio Pasca

 

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