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Cos’è il razzismo, razzismo inverso, xenofobia e stereotipo?

Vorrei discutere di alcuni termini e del loro uso: razzismo, razzismo inverso, xenofobia e stereotipi.
Razzismo vuol dire discriminare qualcuno sulla base dei tratti somatici (colore della pelle, forma degli occhi, del naso, tipo di capelli, etc).
Razzismo inverso è usato da alcuni per definire la discriminazione di alcune persone nere verso persone bianche. É un termine controverso e che a me piace poco, ma spiegherò più tardi il perché.
Xenofobia vuol dire paura dello straniero.
Lo stereotipo è un’idea fissa, nel senso di qualcosa che non cambia, che alcune persone usano per catalogare altri gruppi di persone senza conoscerli direttamente.
Ora penso sia interessante iniziare una discussione sull’uso di questi termini, che secondo me molte volte sono usati in modo equivalente quando invece hanno significati ben diversi.
Iniziamo da razzismo inverso. C’è una corrente di pensiero, diffusa molto negli USA, che sostiene che non si possa parlare di “razzismo inverso” perché i bianchi non vivono il razzismo strutturale.
Il razzismo strutturale è quello che vive un bambino nero che vede attorno a sé la maggior parte di film con protagonisti bianchi perché l’industria cinematografica è per lo più fatta da bianchi e rivolta ai bianchi, o il fatto che statisticamente le famiglie nere abbiano un reddito inferiore rispetto ai bianchi, minor accesso all’università e, infine, una serie di problemi che, in ultima analisi, derivano dal colonialismo e dallo schiavismo.
E tutto questo è sicuramente vero. I bianchi non vivono il razzismo strutturale sulla loro pelle. Ed è anche vero che i neri vivono sulla loro pelle (ed aggiungo purtroppo) molto più razzismo “non strutturale” (cioè commenti ed atti razzisti) che i bianchi. Ciò non vuol dire, comunque, che africani e afrodiscendenti siano le uniche vittime di razzismo. Quando qualunque persona insulta o rifiuta un’altra persona solo sulla base dei suoi tratti somatici, si tratta di razzismo. Punto. Senza bisogno di aggiungere altri aggettivi come “inverso”.
Xenofobia letteralmente vuol dire paura dell’estraneo inteso come popolo straniero. In Sudafrica, nel 2008 e nel 2017, ci sono stati violenti atti di xenofobia nei confronti degli immigrati, ad esempio mozambicani, con case incendiate e persone linciate. Questi atti sono stati perpetrati da alcuni neri sudafricani contro altri neri di nazioni africane vicine. Si tratta di xenofobia poiché le persone sono state attaccate a causa della loro nazionalità e non a causa dei loro tratti somatici. Razzismo e xenofobia sono due fenomeni distinti e, secondo me, andrebbero riconosciuti e chiamati ognuno con il loro nome.
Poi c’è lo stereotipo. Lo stereotipo secondo me è il terreno fertile su cui crescono i razzismi e le xenofobie. É quello che ci fa dire che “tutti i francesi hanno la puzza sotto il naso” che i “milanesi sono tutti fighetti” e che “gli immigrati sono tutti spacciatori”.
Il problema dello stereotipo è fare di un’erba un fascio e soprattutto farlo con i gruppi a cui noi non apparteniamo. Un milanese non direbbe mai che i milanesi sono tutti fighetti, ed io che sono romana non riesco neanche a pensare a uno stereotipo sulla romanità perché è il mio gruppo e quindi lo vedo come fatto da tante persone, ognuna con le sue caratteristiche individuali. Se iniziamo a pensare il mondo per categorie e difetti siamo proni al razzismo e alla xenofobia.
Però questo non vuol dire, secondo me, che non si possano fare delle generalizzazioni a posteriori, cioè dopo aver conosciuto quello di cui si parla. Ad esempio, dopo aver vissuto quasi 12 anni in Mozambico, posso dire che in genere i mozambicani fuggono dalle discussioni e dai confronti diretti, chi più e chi meno.
Venti anni fa frequentavo un gruppo di senegalesi a Roma, e quel che dico oggi è che 20 anni fa mi sembrava che fossero molto focalizzati sul lavoro e molto poco sull’integrazione, ma che naturalmente le cose in 20 anni possono essere cambiate e che comunque la mia era una visione parziale perché conoscevo solo alcune persone.
Come diceva Nanni Moretti “Le parole sono importanti”.

‎Francesca De Maria

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