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Europa: Italia prima per acquisizioni cittadinanza

Milano, 5 giugno 2017 – Nell’ultimo decennio i dati sulle acquisizioni di cittadinanza italiana hanno registrato un forte aumento: si è passati da 29mila nel 2005, a 66mila nel 2010 e a 100mila nel 2013. Dal 2013 la crescita è stata notevole, sino al picco di ben 178 mila nel 2015 e ai 205mila che l’Istat stima per il 2016. Numeri, si legge in un rapporto della Fondazione Ismu, che pongono l’Italia al primo posto in Europa (21% del totale) per numero di acquisizioni di cittadinanza: un nuovo cittadino europeo su 5 è divenuto italiano.

Mentre nel nostro Paese le acquisizioni di cittadinanza aumentano, nel resto dell’Europa diminuiscono: secondo i dati Eurostat nel 2015 sono 840mila i cittadini stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza di uno degli Stati Membri, il 6% in meno rispetto al 2014 e il 14% in meno rispetto al 2013, anno in cui furono quasi 1 milione le acquisizioni di cittadinanza nell’Unione Europea. In termini assoluti la diminuzione più significativa ha interessato la Spagna (-91mila rispetto al 2014), l’aumento più importante appunto l’Italia con +48mila acquisizioni in un anno. Sono diventati italiani soprattutto molti di coloro che appartengono a comunità di antico insediamento e che hanno dunque maturato i requisiti di residenza o naturalizzazione: albanesi e marocchini in testa.

Negli ultimi anni è cambiata molto infatti la modalità con cui si ottiene la cittadinanza: se negli anni ’90 e in parte nel 2000 era largamente maggioritario il matrimonio con cittadino/a italiano/a (gli anni delle migrazioni giovani e individuali), oggi (e velocemente in pochi anni) sono divenute prevalenti le acquisizioni ottenute a seguito di residenza regolare e continuativa sul territorio italiano. Se nel 2012 oltre 20mila cittadinanze erano state concesse a seguito di matrimonio (un terzo del totale), nel 2015 questa modalità ha rappresentato solo il 9,4% dei casi. La naturalizzazione o residenza oggi è diventata la modalità prevalente: più di 90mila nel 2015, pari al 51%. La trasmissione/elezione (modalità che interessa quasi esclusivamente i minori e i giovani) rappresenta oggi il 39,7%.

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