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I vigili di Roma a caccia di fruttivendoli immigrati

Il vicecomandante della polizia municipale ordina una schedatura degli esercizi commerciali etnici. “Creano gravi disagi e danno lavoro ai clandestini”

Roma – 17 gennaio 2012 – Altro che auto in doppia fila o in divieto di sosta, i vigili romani hanno una nuova missione: schedare i negozi gestiti da immigrati, a cominciare dalle rivendite di frutta e verdura. A sguinzagliarli per le vie della capitale è stato il vicecomandante Antonio Di Maggio, che il 3 gennaio ha inviato una circolare ai diciannove gruppi di polizia municipale con questo oggetto: “Individuazione esercizi commerciali tipo frutterie etniche”.

 

Di Maggio spiega che “l’ ufficio del delegato del sindaco per le politiche della sicurezza ritiene fondamentale, ai fini della predisposizione di piani per il controllo del territorio, ricevere informazioni dettagliate, riguardanti i dati completi delle attività commerciali, gestite prevalentemente da persone originarie dei paesi del Nord Africa, che creano gravi disagi ai cittadini residenti negli edifici limitrofi alla loro ubicazione, occupando spazi pubblici abusivamente, creando rumori molesti, disagi al traffico e, cosa ancor più grave, utilizzando come manodopera cittadini stranieri che soggiornano illegalmente nel Paese”.

L’opposizione va all’attacco. Il consigliere del PD Massimiliano Valeriani parla di “schedatura etnica di hitleriana memoria”. La circolare dimostrerebbe che “Roma Capitale non fa i controlli amministrativi su tutti gli esercizi commerciali ma solo su alcune tipologie ben precise”. Il presidente del X municipio Sandro Medici rincara la dose: “È una iniziativa di spregevole razzismo: piuttosto che prendersela con i fruttivendoli, l’amministrazione dovrebbe far ispezionare le sale scommesse e i negozi di comprooro, attività attraverso cui si alimenta il riciclaggio, l’usura e gli affari sporchi delle mafie”.

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