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Inaugurato “Ihsan”, il think tank dei musulmani italiani per la promozione della convivenza pacifica

Nasce Ihsan, il primo think tank dei musulmani italiani che vuole promuovere una convivenza pacifica.

Roma, 17 aprile 2017 – Con l’obiettivo di lavorare insieme per “contribuire allo sviluppo di una società aperta basata sul rispetto e la coesistenza pacifica” è stato inaugurato a Roma Ihsan, il primo think tank dei musulmani in Italia.

Il manifesto di Ihsan, sottoscritto da 35 promotori, musulmani laici e religiosi della società civile italiana è stato presentato alla sede della Stampa Estera.

Si tratta di un progetto culturale e sociale che intende offrire un contributo proattivo alla società italiana sui temi dell’Islam e dei rapporti con il mondo contemporaneo.

Il think tank “si propone di essere uno spazio di riflessione strategica, un presidio intellettuale funzionale al miglioramento dello status di uomini e donne musulmani che si riconoscono come parte integrante della società. Un’ “intellighenzia musulmana” che vuole costruire le condizioni necessarie per una convivenza positiva incentrata sul rispetto reciproco.”

La scelta del nome non è stata casuale. In Arabo, la parola Ihsan significa eccellenza, perfezione, e deriva dalla parola “husn” che vuol dire “fare il meglio di sé” e “fare del bene al prossimo.”

I promotori dell’iniziativa affermano di avere “la responsabilità di far conoscere e promuovere in Italia un’immagine reale della cultura, della religione, e della civiltà islamica.”

Il lancio del nuovo think tank è molto significativo
“Il lancio del nuovo think tank – ha spiegato Philip William, presidente Associazione Stampa Estera – è molto significativo perché avviene nel momento delicato nel quale arrivano notizie negative dal mondo islamico tutti i giorni”.

Ejaz Ahmad, giornalista e tra i promotori del think tank, ha spiegato che l’obiettivo è “creare una piattaforma dove i musulmani possono discutere apertamente tutti gli argomenti, anche quelli considerati molto delicati. Ihsan è un think tank per tutti i musulmani in Italia, laici e religiosi, e vuole unire tutte le persone”.

Ci sono tantissimi Italiani che sono musulmani
Aly Baba Faye, sociologo e il principale motore dell’iniziativa, ha precisato che Ihsan nasce con l’obiettivo di promuovere lealtà alla Costituzione Italiana.

Ha osservato che spesso quando si parla dell’Islam, si pensa agli immigrati, anche se ci sono tantissimi Italiani che sono musulmani. “Ihsan – ha sottolineato Faye – vuole promuovere la cittadinanza attiva e far capire alla società Italiana che ci sono tantissimi musulmani non praticanti e tantissimi musulmani che non si identificano con l’Islam violento”.

Faye ha inoltre spiegato come il terrorismo e l’islamofobia abbiano creato problemi seri ai musulmani in Italia. Oggi basta avere “un nome Arabo per soffrire la stigmatizzazione, discriminazione e subire molta tensione.”

“I membri del think tank non rappresentano il mondo musulmano, ma sono individui che vogliono vivere questa esperienza in modo autonomo. Il nostro compito – ha poi detto Faye – è favorire la discussione su tutti i temi mantenendo il profilo laico”.

Ihsan, secondo Faye, è un laboratorio di pensiero che produce idee e conoscenza, e che punta a rovesciare la narrazione negativa sull’Islam promuovendo al suo posto la narrazione positiva.

Alla presentazione del think tank hanno partecipato musulmani Italiani e musulmani immigrati provenienti da tanti paesi. Ihsan collaborerà con varie università e istituti di ricerca e farà delle proposte durante la discussione delle leggi che toccano aspetti religiosi.

Faye ha chiesto ai vertici della Rai di dare spazio giusto per parlare dell’Islam – coinvolgendo i musulmani competenti che parlano bene l’Italiano e che possono aiutare a capire bene il mondo musulmano.

Ihsan ha una carta di valori ispirata alla Costituzione Italiana. Chi vuole aderire al think tank deve sottoscrivere la carta di valori e rispettare la Costituzione Italiana e i diritti umani.

I musulmani in Italia non vogliono essere giudicati per la loro religione
Parisa Nazari, un’Italiana di origine Iraniana e farmacista ha parlato della preoccupazione di tutti i musulmani in Italia che nasce dalla campagna Islamofoba che alcuni partiti politici portano avanti. I musulmani in Italia, ha detto Nazari, “non vogliono essere giudicati per la loro religione”.

“Io non sono una rifugiata, ho scelto liberamente di vivere in Italia e far crescere i miei figli qui, perché condivido i suoi valori – ha detto la farmacista e promotrice del think tank – Mi sento Italiano e Iraniano allo stesso tempo.”

Secondo Nazari, uno dei modi più efficaci per combattere islamofobia è l’implementazione dei progetti culturali che aiutano a capire che la diversità non è pericolosa ma è una ricchezza.

Bisogna lavorare con i bambini per aiutarli non solo a capire ma anche ad apprezzare la diversità, ha detto Nazari.

I membri di Ihsan potranno interagire con la società civile, dialogare, suggerire, e permettere alla società di vivere pacificamente, ha detto Mounya Allali, una ricercatrice, aggiungendo che vogliono aprire un cantiere di dialogo, conoscenza, e interazione con le istituzioni locali e nazionali.

“Vogliamo unire senza confondere, e lavorare insieme per il bene comune – ha detto Allali – La nostra ricchezza è nella nostra diversità che va vissuta nella normalità”.

Yahya Pallavicini, teologo, ha fatto un appello ai musulmani in Italia per uscire dalla logica del vittimismo e costruire insieme il dialogo interreligioso avendo un orizzonte di apertura mentale.

“Vogliamo essere pienamente musulmani e pienamente Italiani – ha detto Pallavicini – Lavoreremo sui temi difficili sempre con intelligenza e libertà.”

IlhamAllah Chiara Ferrero, consulente e promotrice di Ihsan, ha detto che l’organizzazione “punta a valorizzare le risorse umane dei musulmani in Italia.”

La scuola dovrebbe essere un posto che permette ai bambini di conoscere e rispettare tutte le religioni, ha detto Ferrero. Per raggiungere questo obiettivo, servono gli insegnanti e professori ben preparati”.

Stephen Ogongo Ongong’a

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