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Kyenge: “Italia non è un paese razzista, ma c’è emergenza”

In un ntervista al 'Corriere della Sera', il ministro Kyenge, risponde all'Herald Tribune che ieri le ha dedicato un articolo parlando di Italia razzista.

Roma, 22 giugno 2013 –  "L'Italia non e' un Paese razzista. E' un Paese in cui accadono episodi di razzismo. Sono due cose molto diverse".

In un'intervista al 'Corriere della Sera', il ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge, risponde all'Herald Tribune che ieri le ha dedicato un articolo parlando di Italia razzista.

Per Kyenge, da giorni nel mirino di insulti razzisti, quella dell'Italia e' "un'emergenza culturale". E spiega: "Altri Paesi europei hanno una lunga storia prima di colonialismo, poi di immigrazione rispetto a loro l'Italia non ha ancora elaborato una cultura dell'immigrazione e della societa' multietnica. Qui il fenomeno e' stato diverso, molto veloce. Ma non c'e' dubbio che nella cultura italiana ci sia l'accoglienza. E nell'anima italiana c'e' quel calore che altrove manca".

Il ministro racconta la sua esperienza di immigrata, dalla facolta' di Medicina della Cattolica di Roma alla decisione di vivere a Modena dove, racconta, "ho trovato ospitalita' e anche organizzazione" ma ha anche subito un'aggressione da un commerciante non credeva fosse una candidata per il Pd in una circoscrizione di Modena. Insiste Kyenge: "Io paura non ne ho. Certo non sono rimasta indifferente. Quelli che mi hanno insultata credevano di offendere me; in realta' hanno offeso l'umanita' intera.
Qualunque persona che rifiuta il razzismo dovrebbe sentirsi chiamata in causa". Per Kynge "non e' una questione politica, tanto meno partitica. E' un'emergenza culturale, cui dobbiamo rispondere con l'educazione, con una campagna di informazione, con il lavoro nelle scuole. Anche i media devono capire che il linguaggio e' importante. C'e' troppa disinvoltura nel modo in cui si usano le parole e gli stereotipi. C'e' una violenza cui io intendo rispondere con il massimo di non violenza".

E sul fronte dell'integrazione osserva: "In Europa sono stati commessi molti errori, non c'e' un sistema perfetto da copiare. Ma io penso che voler assimilare gli immigrati sia uno sbaglio, una mancanza di rispetto verso la persona. Mi interessa di piu' l'approccio multiculturale, che nei Paesi anglosassoni e' stato applicato pure con l'affirmative action".

I fischi a Balotelli? "Lo fischiano per lo stesso motivo per cui insultano me: perche' siamo degli apripista – conclude – lui il primo centravanti nero della nazionale, io la prima ministra nera. Tentano di indebolirci, ma non ci riusciranno".

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