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La Cgil: “Regolarizzazione dei lavoratori immigrati in nero”

“Si tratta di oltre 500.000 persone che oggi lavorano in Italia nell’economia sommersa”

 

Roma, 7 dicembre 2011 – La Cgil critica il fatto che nella manovra varata dal governo, ”tra l’altro non ci sono provvedimenti rivolti all’emersione del lavoro nero e sommerso” e ritiene che ”tra le proposte che possono rendere le misure piu’ efficaci per far uscire il Paese dalla crisi, potrebbe inserirsi un provvedimento di regolarizzazione dei lavoratori e lavoratrici migranti e italiani in balia del lavoro nero”.

Le stime piu’ accreditate, si legge in una nota dell’ufficio immigrazione della Cgil nazionale, ”ci dicono che si tratta di oltre 500.000 persone, che oggi lavorano in Italia nell’economia sommersa”.

Questo provvedimento avrebbe un impatto virtuoso sia in termini di legalizzazione del lavoro, di superamento del dumping nel mercato del lavoro e fra le imprese, di giustizia contro il fenomeno del super sfruttamento dei lavoratori immigrati, sia in termini di entrate fiscali e contributive. ”A regime, prendendo a base il salario medio degli immigrati calcolato dall’Istat, si tratterebbe di un intervento di dimensioni significative per la nostra economia (circa 5,6 miliardi annui, fra tasse e contributi previdenziali, ovvero 1 punto Pil nel triennio) quindi avra’ effetti diretti ed indiretti sulla crescita”, rileva la Cgil.

Si tratterebbe sul piano tecnico, sottolinea l’organizzazione di Corso d’Italia, ”di un provvedimento di regolarizzazione del lavoro simile a quello prospettato nel 2002 con l’entrata in vigore della Bossi-Fini, che assegnava al datore di lavoro l’onere della denuncia e nel caso di rifiuto consentiva al lavoratore di attivare una vertenza per il riconoscimento del rapporto di lavoro e quindi rendeva in questo modo obbligatoria e non facoltativa la regolarizzazione.

Un provvedimento quindi contro il lavoro nero e l’economia sommersa, per la legalita’, la giustizia sociale e la crescita, ”cogliendo appieno il monito del Presidente Napolitano, di uscire dalla logica speculativa, dalla strumentalizzazione dell’immigrazione in chiave xenofoba e considerare l’immigrazione una risorsa del Paese per uscire dalla crisi”

 

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