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Le Acli: chiediamo la regolarizzazione di chi lavora

"Dopo 6 mesi dalla presentazione delle domande, 700mila risultano quelle ancora inevase" ROMA, 25 giugno 2008 – Una nuova regolarizzazione per i cittadini stranieri che dimostrino al 31 maggio di lavorare da almeno tre mesi in Italia.

La chiedono ufficialmente al Governo le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani a fronte di una situazione paralizzata e insostenibile nella gestione delle pratiche legate all’ultimo decreto flussi.

Dopo 6 mesi dalla presentazione delle domande, 700mila risultano quelle ancora inevase. Su oltre 740mila richieste di assunzioni, infatti, solo 67.627 sono state risolte. Di queste, oltre 25 mila sarebbero state respinte (ma nessuna comunicazione èarrivata ai datori di lavoro), e poco più di 39 mila avrebbero ricevuto il nulla osta all’assunzione. "A questo punto è provato che il sistema dei flussi così com’è non funziona – afferma il presidente Acli, Andrea Olivero – La situazione è diventata davvero insostenibile.

Ci sono centinaia di migliaia di persone che lavorano da mesi se non da anni come clandestini nelle nostre imprese e nelle nostre case. A queste, e ai loro datori di lavoro, viene di fatto negata la possibilità di uscire dal sommerso e dall’illegalità. Un’emersione che garantirebbe importanti entrate per le casse dello stato e offrirebbe allo stesso tempo un contributo importante in termini di sicurezza, se è vero che la clandestinità costituisce un serbatoio per la criminalità, come viene autorevolmente ripetuto".

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