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Libera circolazione. Bruxelles: “La sospensione di Schengen non è sul tavolo”

L’esecutivo Ue contro l’ipotesi di reintrodurre per due anni i controlli alle frontiere. Contrarie anche Italia e Germania. Renzi: “Così si mette a rischio l’idea stessa di Europa”

 

Bruxelles – 22 gennaio 2016 – Sul tavolo della Commissione Europea “non c’è nessuna sospensione di Schengen”. 

Lo ha detto oggi la portavoce per la Politica d’immigrazione e l’asilo Natasha Bertaud, precisando alcuni dettagi del meccanismo previsto dall’articolo 26 del Codice delle Frontiere di Schengen, modificato nel 2013. 

Questo prevede la possibilità che singoli stati, di fronte a una “minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna“, possano ripristinare i controlli alle frontiere interne  per periodi di sei mesi in sei mesi fino a un massimo di due anni. Il meccanismo scatta su proposta e sotto il controllo della Commissione, che deve verificare eventuali “gravi carenze nello svolgimento dei controlli alle frontiere esterne” che possano giustificare questi interventi. 

Ad oggi, però, non c’è nessuna proposta della Commissione che vada in questa direzione, nè dal coniglio Ue sono arrivate sollecitazioni. Questo comunque non vuol dire che non possano arrivare nelle prossime settimane. 

Italia e Germania, però, difendono il principio della libera circolazione.  “Non si bloccano i terroristi sospendendo Schengen. Alcuni terroristi sono nati nelle nostre città c’è un misto di paura e mancanza di visione in questa ipotesi” ha detto oggi a Rtl 102.5 il presidente del Consiglio Matteo Renzi. 

“Credo – ha aggiunto Renzi –  che così di mette a rischio l’idea stessa di Europa. Spero che non succeda, ma non dipende dal governo italiano. Noi siamo per rafforzare i controlli, ma senza sospendere l’accordo di libera circolazione. Se avverrà, trarremo le nostre conseguenze”.

Anche dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble arriva un no secco. Wolfgang Schauble, “Se il sistema Schengen viene distrutto – ha sottolineato –  l’Europa è drammaticamente in pericolo, dal punto di vista politico ed economico”.

Intanto, però, si allunga la lista dei Paesi che hanno reintrodotto i controlli ai confini per fermare gli ingressi considerati irregolari. Alla Francia, che si è mossa subito dopo le stragi di Parigi, si aggiunti nelle ultime settimane Danimarca, Svezia, Germania e Austria. Un messaggio soprattutto per i Paesi di frontiera come Italia e Grecia, ai quali si chiede di fare di più per identificare i nuovi arrivati, in modo da rimandare subito indietro i migranti economici che non hanno diritto alla protezione internazionale. 

 

 

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