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Profughi. Cir: “Accoglienza al collasso, serve un piano e vanno distribuiti nell’Ue”

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati: "I Paesi del Sud Europa non possono essere penalizzati a causa della posizione geografica.Servono canali di accesso protetto e regolareal territorio europeo"

20 marzo 2014 – Con gli arrivi del 20 marzo, e quelli previsti per oggi, il numero di persone salvate nel Mediterraneo in questa settimana supera le 4.000 unità. Dall’inizio dell’anno sono arrivate quasi 10.000 persone, mentre nello stesso periodo del 2013 erano solo 900.

A fare i conti è il Consiglio Itlainoper i Rifugiati, che rinnova il grande apprezzamento per gli sforzi italiani di mettere in salvo e portare in un porto sicuro i rifugiati e i migranti a rischio di naufragio, in particolare grazie all’Operazione "Mare Nostrum".Il CIR contesta, invece, fortemente ogni voce che, in sede europea e da parte di altri Stati membri, tende a considerare questo sforzo come un fattore d’attrazione alla base dell'aumento nel numero di arrivi.

Il CIR insiste affinchè continuino le Operazioni "Mare Nostrum", anche con il sostegno finanziario dell’Unione Europea.

“Un diverso orientamento sarà possibile solo quando si apriranno canali di accesso al territorio europeo protetto e regolare, garantendo per le persone in fuga un’alternativa a quella di mettere a rischio le proprie vite e pagare i trafficanti” dichiara Christopher Hein, direttore del CIR.

Nell’immediato si pone il problema dell’accoglienza, considerando che i vari sistemi che prestano ospitalità ai richiedenti asilo sono praticamente al collasso. Il CIR chiede al governo italiano, come anche alle istituzioni comunitarie, di mettere in atto un piano complessivo che preveda tempi più brevi di permeanza nelle strutture di prima accoglienza e procedure più veloci per il riconoscimento della protezione. Un piano che dovrebbe, quindi, favorire l’integrazione di chi ha ottenuto l’asilo, garantendo percorsi efficaci verso l’autonomia anche economica.

Questo piano dovrebbe inoltre considerare una re-distribuzione, in tutti e 28 gli Stati membri, dei rifugiati che arrivano in Italia e in altri Paesi del Sud Europa semplicemente a causa della posizione geografica.
 

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