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Profughi. “Estendere l’esenzione dal ticket per visite e cure mediche”

Oggi la situazione è a macchia di leopardo, nel Lazio dura solo sei mesi, in altre Regioni di più. Zingaretti: “Codice unico nazionale per garantire l’eguaglianza”

 

Roma – 22 ottobre 2015 – L’assistenza sanitaria per profughi? Varia da Regione a Regione. O, più precisamente, varia la possibilità di non pagare i ticket per visite e cure mediche. Una disparità che può mettere a rischio al tutela della salute di chi chiede asilo in Italia. 

A sottolinearlo è stato ieri il presidente della regione Lazio  davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sui migranti. Nicola Zingaretti ha chiesto quindi “L’istituzione di un codice unico nazionale di esenzione, valevole per il periodo necessario al riconoscimento della protezione”.

Nel 2014, ha ricordato il governatore, sono stati istituiti i codici regionali di esenzione dal ticket che comprende, tra gli altri minori stranieri non accompagnati, stranieri irregolari con meno di 6 anni o piu’ di 65 anni, richiedenti protezione internazionale, limitatamente ai primi sei mesi dalla data di ingresso.

“Su questo limite di sei mesi, credo che sia importante fare un breve approfondimento – ha detto – esiste infatti nella nostra Regione un ostacolo significativo nella garanzia della fruibilita’ delle prestazioni sanitarie per i richiedenti protezione internazionale e per i rifugiati. Ed e’ proprio quello relativo alla compartecipazione alla spesa per le prestazioni sanitarie dopo i sei mesi dalla data d’ingresso”. 

In pratica, costringere i richiedenti asilo a pagare, dopo sei mesi, le prestazioni sanitarie vuol dire di fatto escluderli da quelle prestazioni. Però “su questo aspetto, la situazione tra le Regioni è molto eterogenea, a causa dei vincoli imposti alle Regioni in piano di rientro. Ci sono Regioni che riescono ad assicurare l’esenzione del ticket per periodi piu’ lunghi, ed altre Regioni come il Lazio che possono assicurarla per soli sei mesi”. 

Questa situazione “contrasta evidentemente con il principio dell’eguaglianza dei diritti, che il nostro Paese deve assicurare a tutte le persone. Soprattutto a chi ha già sofferto esperienze gravi e, per questo, riceve protezione internazionale”. Di qui la proposta del codice unico di esenzione, per “garantire certezza ed eguaglianza del diritto, accessibilità delle prestazioni, ed omogeneità tra le Regioni italiane”. 

 

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