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Razzismo. Pelé: “Troppa enfasi, meglio ignorare chi insulta”

"Quando ero un giocatore professionista era lo stesso, ma non di dava attenzione ai razzisti. Se avessi fatto causa ogni volta che mi hanno chiamato negro…"

Roma – 12 febbraio 2015 – Il razzismo nel calcio? “Una cosa umana alla quale è stata data tanta enfasi”, meglio sarebbe “non prestare attenzione” a chi va allo stadio solo per insultare.

Parola di un mito del calcio come Pelè, che in un'intervista a un portale brasiliano Uol dice che in Brasile c'è “razzismo contro i giapponesi, contro i grassi, contro i neri”. E ricorda: “Quando ero  un calciatore professionista era lo stesso. Ma non c'era questa preoccupazione, non si dava attenzione a  quanti vogliono segregare”.

“Quelli non sono tifosi normali – continua Edson Arantes Do Nascimento – sono malati che vanno allo stadio per offendere. Se tutti facessero come Daniel Alves, che quando gli lanciarono una banana la sbucciò e se la mangiò, nessuno farebbe più nulla. Il grosso problema è prestare attenzione a questi pazzi, con non sono tifosi, sono banditi”.

Poche settimane fa proprio la Seleçao ha minacciato di adire le vie legali dopo gli insulti razzisti di cui era stato vittima in campo un suo giocatore. Una scelta che Pelè non sembra condividere: “Se avessi fatto una causa ogni volta che  mi hanno chiamato negro negli Stati Uniti, in Europa, in America Latina e in Brasile, starei ancora facendo processi in tutto il mondo”.

 

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