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Servizio Civile aperto agli stranieri, ma niente permesso di soggiorno

Nella riforma varata del governo spunta un comma dedicato solo ai non italiani. L’ennesimo ostacolo per i figli degli immigrati 

Roma – 21 novembre 2016 –  “Sono ammessi a svolgere il servizio civile universale, su base volontaria, senza distinzioni di sesso, i cittadini italiani, i cittadini di Paesi appartenenti all’Unione europea e gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia che, alla data di presentazione della domanda, abbiano compiuto il diciottesimo e non superato il ventottesimo anno di età”.

Che assistano disabili, accolgano i visitatori di un museo, partecipino a un progetto di cooperazione allo sviluppo o si impegnino per gli altri in cento altri modi, ragazzi e ragazze del nuovo Servizio Civile Universale dovranno avere questi requisiti. L’articolo 14 dello schema di decreto legislativo varato il 9 novembre scorso dal Consiglio dei Ministri apre finalmente, dopo tante battaglie legali e tante sentenze, anche ai cittadini stranieri ed è una notizia importante per gli immigrati, ma soprattutto per i loro figli, cresciuti e spesso anche nati qui.

La Relazione illustrativa che accompagna il decreto, inviato a Camera e Senato per i pareri, spiega bene le ragioni della svolta. È quello, scrive il governo, che chiedevano la Corte Costituzionale e l’Unione europea per “eliminare disparità di trattamento e favorire l’integrazione” e così si “sana la criticità del sistema attuale, emersa negli ultimi anni, relativa all’esclusione degli stranieri, che ha determinato l’insorgere di contenziosi e una vasta eco sugli organi di stampa, con ricadute negative sul sistema anche in termini di immagine”.

Ma italiani, stranieri e figli di stranieri saranno davvero tutti uguali per il nuovo Servizio Civile? No. Perché sempre all’articolo 14, dopo il primo comma dedicato ai requisiti generali, ce n’è un secondo che riguarda solo i non italiani. Dice che “l’ammissione al servizio civile universale non costituisce in alcun caso, per il cittadino straniero, presupposto per il prolungamento della durata del permesso di soggiorno”. 

Sono solo un paio di righe, ma a prima vista potrebbero rappresentare un grosso ostacolo le seconde generazioni. Quanti potranno dedicarsi al Servizio Civile Universale se rischiano di non poter rinnovare, per quell’impegno, il loro permesso di soggiorno? Meglio che continuino a studiare o che si trovino (in bocca al lupo) un lavoro, perché altrimenti, scaduto il permesso, se ne dovranno tornare nel Paese d’origine dei genitori, a meno che non vogliano trasformarsi in immigrati irregolari. 

Il senso di quel comma non viene spiegato nella Relazione Illustrativa. Probabilmente si vuole evitare che il Servizio Civile Universale diventi un parcheggio per “veri” immigrati che non hanno altro titolo per restare in Italia. Questo però anche a spese di ragazzi e ragazze che immigrati non sono e ancora una volta, nel loro Paese, vengono trattati diversamente rispetto ai figli degli italiani

Elvio Pasca

SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO: Istituzione e disciplina del servizio civile universale a norma dell’articolo 8 della legge 6 giugno 2016, n.106.

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