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Servizio Civile. “Un nuovo ricorso antidiscriminazione se escludono ancora gli stranieri”

Alberto Guariso (Asgi): “Inspiegabile il comportamento del governo, c’era la copertura della sentenza di Milano. Si poteva fare riferimento alla carta di soggiorno”

Roma – 19 settembre 2013 – Il nuovo bando per il Servizio Civile Nazionale non è stato ancora pubblicato, ma potrebbe essere portato presto in tribunale, con il rischio di bloccare le partenze dei volontari. Oggetto del contendere, la reiterata esclusione dei ragazzi stranieri, anche di quelli cresciuti in Italia.

Si ripete insomma un copione già visto due anni fa, quando Syed S., figlio di pakistani cresciuto a Milano, ha presentato ricorso contro il bando che inseriva tra i requisiti la cittadinanza italiana e gli impediva di passare un anno da volontario al servizio dei poveri con la Caritas Ambrosiana. I giudici gli hanno dato ragione in primo grado e in appello, accertando che quel bando era discriminatorio.

A portare avanti in tribunale la battaglia di Syed è stato l’avvocato Alberto Guariso dell'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione.

“Se tagliano fuori di nuovo i ragazzi stranieri che risiedono da anni in Italia, torneremo in giudizio, sono tantissimi gli aspiranti volontari esclusi. È inspiegabile – dice Guariso a Stranieriinitalia.it – che il governo perseveri in questo comportamento senza adeguarsi a una  sentenza confermata in appello. Tra l’altro finora la presidenza del Consiglio non ha nemmeno impugnato quella sentenza in Cassazione”.

È vero che, come fa capire chi ha scritto il nuovo bando, il governo aveva le mani legate?
 “Non è così. La ministra Kyenge aveva la copertura di quella sentenza per eliminare il requisito della cittadinanza italiana. Se ne poteva inserire un altro legato agli anni di residenza, ad esempio facendo riferimento al possesso della carta di soggiorno, come per l’accesso degli stranieri al pubblico impiego. Invece hanno sprecato questa occasione”.

L’avvocatura dello Stato sostiene che bisognerebbe prima cambiare la legge che inserisce tra i requisiti la cittadinanza italiana. Deve essere il Parlamento a risolvere il problema?
“È una linea assurda. Allora uno le cause che le fa a fare? Il giudice ha già interpretato la legge e ha fatto  riferimento al concetto di “seconda cittadinanza”. Quanti “condividono stabilmente le sorti di una comunità su un determinato territorio a determinati fini” devono essere considerati cittadini e quindi sono soggetti all’obbligo di solidarietà previsto dall’articolo 2 della Costituzione, che si concretizza anche nel Servizio civile”.

A Brescia avete presentato per una ragazza albanese un ricorso analogo a quello di Syed S. In quel caso, però, il giudice non vi ha dato ragione
“Questa è un’anomalia  dei ricorsi antidiscriminazione, che dipendono dal domicilio del ricorrente anche quando il bando che discrimina è nazionale, così si moltiplicano le cause, con esiti diversi. Comunque quello era solo il primo grado, l’appello deve ancora concludersi. Noi speriamo che venga sollevata questione di legittimità costituzional. Così, se la politica non c’è riuscita, potrà essere la Consulta a cancellare il requisito della cittadinanza italiana”.

Elvio Pasca
 

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