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Sportelli Unici per l’Immigrazione. Marcia indietro del governo sulle chiusure

prefettura di prato

Salta l’ accorpamento di 23 Sui con quelli di altre province, gli immigrati non dovranno fare i pendolari. Alfano: “Presenza capillare delle prefetture è fondamentale”

 

 

 

Roma – 7 dicembre 2015 – Stranieri costretti a viaggiare da una provincia all’altra per chiedere un ricongiungimento familiare o per fare il test per la carta di soggiorno? È quello che faceva temere una riorganizzazione delle prefetture e dei relativi Sportelli Unici per l’Immigrazione messa in cantiere dal governo. 

A quanto pare, però, il governo ci ha ripensato. ”Ho presentato un emendamento alla Legge di Stabilità del 2016 perché le Prefetture restino, tutte, a presidio dei territori come antenne dello Stato in questo particolare momento in cui la loro presenza capillare è fondamentale per i cittadini in termini di sicurezza e di garanzie sociali” ha spiegato sabato scorso il ministro dell’Interno Angelino Alfano. 

“L’emendamento da me proposto- ha aggiunto il titolare del Viminale – ha lo scopo di organizzare al meglio la loro presenza sul territorio, armonizzandola con le disposizioni previste dalla cosiddetta legge Madia, e ha già ricevuto il parere favorevole del Dipartimento della Funzione Pubblica e del Ministero dell’Economia e delle Finanze”.

Le prefetture a rischio erano 23: Chieti, Vibo Valentia, Benevento, Piacenza, Pordenone, Rieti, Savona, Sondrio, Lecco, Cremona, Lodi, Fermo, Isernia, Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Oristano, Enna, Massa-Carrara, Prato, Rovigo, Asti e Belluno. Sarebbero state accorpate entro la fine del 2016 a quelle delle province limitrofe e così anche gli immigrati avrebbero dovuto fare i pendolari. 

Anche se ancora non si conosce nei dettaglio l’emendamento di Alfano, il rischio appare comunque scongiurato. Anche il sottosegretario alla Pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, in un’intervista all’Avvenire, ha gettato acqua sul fuoco: “Il principio non è quello di togliere uffici e servizi, ma di tagliare e snellire linee di comando e doppioni. L’ufficio immigrazione resta, per capirci. Ma due province vicine possono ben avere un solo prefetto”.

 

 

 

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