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Sul tavolo del Consiglio europeo i patti con l’Africa per fermare i flussi

I leader Ue si ritrovano a Bruxelles per parlare di immigrazione. Renzi: “Procedura di infrazione contro chi non fa la relocation dei profughi”

 

Bruxelles – 20 ottobre 2016 –  I flussi di profughi e migranti e gli strumenti per arginarli sono di nuovo sul tavolo dei leader europei che oggi e domani si riuniranno a Bruxelles per il consiglio europeo. L’immigrazione è uno dei tre temi all’ordine del giorno, insieme al commercio e alla Russia. 

Secondo  il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, “stiamo lentamente giungendo a una svolta”. “I nostri interventi – ha scritto nella lettera di invito al summit – sono più evidenti sulla rotta del Mediterraneo orientale dove, fra il settembre dello scorso anno e quello di quest’anno, abbiamo assistito a un calo del 98% dell’afflusso di migranti irregolari”.

“Le istituzioni europee – aggiunge Tusk – hanno intensificato gli sforzi per aiutare i paesi terzi a riassorbire i propri cittadini. A giugno di quest’anno Frontex aveva già rimpatriato un numero di migranti irregolari pari al doppio di quelli rimpatriati nell’intero 2015. Di recente l’UE ha inoltre concluso un accordo con l’Afghanistan che consente una cooperazione più efficiente in materia di migrazione”.

Sulla rotta del Mediterraneo centrale gli arrivi sono invece agli stessi livelli del 2014 e del 2015. “Ecco perché – sottolinea il presidente del Consiglio Europeo- dovremmo concentrarci più specificamente sul lavoro svolto con i paesi di origine e di transito in Africa. Il presidente della Commissione europea e l’alto rappresentante presenteranno lo stato dei lavori riguardo all’attuazione di un quadro di partenariato efficace per la cooperazione con singoli paesi, i cosiddetti “patti sulla migrazione”.

Sulla falsariga del Migration Compact proposto dall’Italia, con quei patti l’ue offre sostegno allo sviluppo ai paesi africani, sotto forma di cooperazione e investimenti, in cambio della collaborazione sul fronte delle migrazioni, ciiè controllo delle frontiere e riammissione degli irregolari espulsi dai Paesi europei. I negoziati sono partiti con un gruppo di cinque “paesi propritari”: Nigeria, Mali, Niger, Senegal ed Etiopia.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ne ha parlato anche a margine della sua visita a Washington: “Si possono seguire due strategie. Una è di lungo periodo che consiste nell’aprire l’ambasciata in Niger, promuovere il migrazione compact, riportare l’attenzione dell’Europa sull’Africa. Ma con Obama ci siamo detti che questa è una strategia a medio termine, di cui non si vedono subito i risultati”.

“Qual è l’unico elemento immediato? Bloccarli. E, per farlo, occorre adottare strategie diverse in Libia, in Niger, in Mali e vedere come si bloccano le frontiere. Su questo l’Ue ha bisogno di una strategia, ma al momento ha aperto la bocca e non ha aperto le porte” ha detto Renzi. Che poi ha commentato così l’ipotesi che Bruxelles apra una procedura di infrazione per la legge di bilancio appena varata dal governo: “Aspetto la procedura d’infrazione Ue per i Paesi che non hanno fatto la relocation, non per l’Italia” 

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