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Terrorismo, dall’Ue azioni più incisive contro la radicalizzazione violenta

La Commissione Europea indica sette aree di intervento, dalla propaganda online all’educazione all’inclusione alla criminalizzazione dei viaggi a fini “terroristici”. Timmermans: “Giovani europei preda ideologia di morte e distruzione”

 

 

Roma – 15 giugno 2016 – Lotta al terrorismo, per l’Ue, vuol dire anche lotta alla radicalizzazione violenta tra i suoi figli. Per questo ieri la Commissione Europea ha presentato una serie di proposte, che vanno dal contrasto della propaganda e dell’odio online agli interventi nelle scuole e nelle carceri, passando anche per nuove norme contro gli aspiranti terroristi. 

Si stima che circa 4000 mila cittadini europei siano andati a ingrossare le fila dell’Isis in Siria o in Iraq. Foreign fighters per quei Paesi, non certo stranieri per noi. Cittadini europei, nati e cresciuti qui, erano la maggioranza dei terroristi che hanno fatto strage a Parigi e a Bruxelles. 

“I recenti attacchi terroristici hanno dimostrato come alcuni giovani europei siano facile preda di un’ideologia di morte e di distruzione che li strappa alle famiglie e agli amici e li porta a rivoltarsi contro la loro stessa società. C’è bisogno di una risposta decisa da parte della società nel suo insieme, per prevenire la radicalizzazione e rafforzare i legami che ci uniscono. L’UE dovrebbe contribuire per quanto possibile” ha detto il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans

In particolare, la Commissione ha definito  sette aree specifiche in cui le azioni mirate a livello dell’UE possono apportare un valore aggiunto. Eccole sintetizzate in una nota diffusa da Bruxelles: 

“•Contrastare la propaganda terroristica e gli incitamenti all’odio illegali online: lavorare con il settore delle tecnologie dell’informazione per fermare la diffusione dei contenuti illegali che incitano alla violenza, sostenere lo sviluppo di argomentazioni alternative positive da parte della società civile e sviluppare l’alfabetizzazione mediatica per far sì che i giovani valutino le informazioni in modo critico.

• Affrontare il problema della radicalizzazione nelle carceri: scambiare esperienze tra Stati membri al fine di elaborare orientamenti su meccanismi e programmi per prevenire e contrastare la radicalizzazione nelle carceri e promuovere la riabilitazione e la reintegrazione.

• Promuovere un’istruzione inclusiva e i valori comuni dell’UE: utilizzare finanziamenti dal programma Erasmus+ per sostenere progetti volti a promuovere l’inclusione sociale, i nostri valori comuni e la comprensione interculturale.

• Promuovere una società inclusiva, aperta e resiliente e interagire con i giovani: per esempio, la Commissione svilupperà uno strumentario destinato a chi opera a più stretto contatto con i giovani e che servirà a individuare e affrontare la radicalizzazione violenta.

• Rafforzare la collaborazione internazionale: l’UE aiuterà i paesi terzi che si confrontano con sfide analoghe nella lotta alla radicalizzazione attraverso strategie di enforcement e approcci rispettosi dei diritti umani.

• Sostenere la ricerca, la raccolta di informazioni, il monitoraggio e le reti: produrre strumenti concreti e analisi strategiche per una migliore comprensione del processo di radicalizzazione, utilizzabili direttamente dalle forze di sicurezza e dai decisori degli Stati membri ed elaborate anche nel quadro del centro di eccellenza della rete per la sensibilizzazione alla radicalizzazione.

• Prestare attenzione alla dimensione securitaria: per prevenire la radicalizzazione serve anche un approccio securitario di base con misure di contrasto delle sfide immediate e a lungo termine, come i divieti di viaggiare e la criminalizzazione dei viaggi verso paesi terzi a fini terroristici, già proposti dalla Commissione. Gli Stati membri devono aumentare la condivisione delle informazioni, sfruttare appieno i quadri di cooperazione e gli strumenti di informazione in materia di sicurezza e rafforzare l’interconnessione dei sistemi di informazione”.

 

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