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Trentino, boscaiolo moldavo ‘in nero’ muore sul lavoro. Il corpo gettato nel bosco

Roma, 17 dicembre 2018 – Il titolare di un’azienda boschiva di Belluno è indagato per omicidio colposo, violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e frode processuale per aver spostato il cadavere di un boscaiolo morto in un incidente sul lavoro lo scorso 19 novembre, in provincia di Trento. Il boscaiolo si chiamava Vitali Mardari, era moldavo e aveva 28 anni: lavorava per l’imprenditore indagato senza un regolare contratto e per questo, secondo l’accusa, l’uomo ne avrebbe spostato il corpo dopo la morte in modo da ostacolare le indagini. Era stato poi lui stesso ad avvertire le autorità della morte di Mardari, sostenendo di non conoscerlo e di averne solo ritrovato il corpo.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, prima di morire Mardari stava lavorando in un cantiere boschivo vicino a Sagron Mis, un piccolo comune trentino vicino al confine con la provincia di Belluno. Insieme ad altri boscaioli stava installando una teleferica necessaria alle operazioni di disboscamento: è morto perché un cavo di acciaio lo ha colpito molto violentemente, fratturandogli il cranio. Sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, il titolare dell’impresa per cui i boscaioli stavano lavorando avrebbe caricato il corpo di Mardari su un’automobile e insieme a un’altra persona lo avrebbe trasportato a circa 600 metri di distanza, lasciandolo vicino a una scarpata. Avrebbe anche coperto il corpo di Mardari con alcuni pezzi di legno, per suggerire che il boscaiolo fosse morto a causa della caduta di un albero.

La dinamica dell’incidente in cui Mardari è morto è stata ricostruita perché nel cantiere in cui lavorava è stato trovato un berretto di lana che i parenti del boscaiolo moldavo hanno riconosciuto: era quello che indossava la mattina del 19 novembre. Nel cantiere sono anche state trovate delle tracce di sangue vicino al cavo d’acciaio della teleferica.

Una doppia tragedia che probabilmente passerà in silenzio per ovvii motivi. Mostriamo la nostra indignazione per quello che è successo a Mardari.

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