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Il vaccino antinfluenzale “può ridurre del 14% il rischio di infezione da covid”: lo studio

vaccino anti covid

Roma, 3 dicembre 2021 – Secondo alcuni esperti, il vaccino antinfluenzale può ridurre del 14% il rischio di infezione da covid. A sostenerlo è la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria durante il congresso nazionale in corso a Roma.

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Covid, il vaccino antinfluenzale può ridurre l’infezione

La vaccinazione influenzale sembra in grado di ridurre del 14% il rischio di infezione da SARS-CoV-2: lo suggerisce la metanalisi di studi che hanno coinvolto Italia, Spagna, Israele e Stati Uniti pubblicata su Vaccines. La revisione di queste ricerche va nella direzione della complementarietà della vaccinazione antinfluenzale nel contrasto al Covid. E’ probabilmente merito della cosiddetta trained immunity, il fenomeno per cui dopo una vaccinazione di qualsiasi tipo c’è un incremento e un’accelerazione della risposta immune in caso di contatto con un altro agente patogeno”, ha infatti dichiarato Francesco Landi, presidente SIGG.

Sostanzialmente, secondo lo studio il vaccino antinfluenzale allena il sistema immunitario e in caso di contatto con il Covid può ridurre la possibilità di infezione. O, in caso di contagio, può portare una riduzione dei sintomi e dell’infiammazione generale, così come un recupero più veloce. “Ciò rafforza la raccomandazione contenuta nella circolare del Ministero della Salute dello scorso ottobr, e di aderire con fiducia alla somministrazione dei due vaccini offerti gratuitamente dal SSN. Va anche sottolineato che ci sono  strategie per migliorare la risposta immune degli antinfluenzali negli anziani: sono l’utilizzo di adiuvanti come ad esempio MF59, sostanze che accrescono la risposta immune innata e l’aumento della valenza dei vaccini, passando da 3 a 4 antigeni dell’influenza”, ha aggiunto Landi.

Non solo covid: gli altri vaccini importanti per gli over 65

Stefania Maggi dell’Istituto di Neuroscienze del CNR Sezione di Padova, poi, ha ricordato che “la vaccinazione antinfluenzale lo scorso anno ha registrato un incremento dell’11% dei vaccinati” e si augura “che lo stesso accada quest’anno, per raggiungere l’obiettivo del 75% di copertura negli over 65 e ridurre l’impatto dell’influenza”. Ogni anno, infatti, l’influenza colpisce tra il 40 e il 50% delle persone a rischio, e in media causa 8mila decessi. “Il virus aumenta di 10 volte il rischio di infarto, di 8 volte quello di polmonite; oltre il 60% dei ricoveri per influenza si concentra fra gli over 65, con costi che sono doppi rispetto alle altre classi di età. La co-somministrazione del vaccino antinfluenzale con la terza dose di anti-Covid è possibile ed è un ottimo scudo anche e soprattutto per gli anziani fragili“, ha aggiunto inoltre.

Altri due vaccini sono importanti per gli over 65: si tratta dell’anti-pneumococcica e dell’anti-Herpes Zoster. In pneumococco, infatti, è la causa più comune di polmonite fra gli anziani, ed è letale del 20/40% dei casi. L’Herpes Zoster, comunemente conosciuto come Fuoco di Sant’Antonio, invece, è provocato dalla riattivazione del virus della varicella frequente sopratutto negli over 50. In un caso su 5, poi, provoca una dolorosa nevralgia post-erpetica.

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