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Decreto Flussi 2023, il nuovo testo ammette che in Italia servono gli immigrati

Roma, 6 febbraio 2023 – Il governo guidato da Giorgia Meloni ha approvato il nuovo Decreto Flussi per il 2023. Il testo è stato già pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, e stabilisce il numero di stranieri extracomunitari che possono avere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro in Italia: 80 mila. L’aumento degli ingressi conferma quanto dichiarato anche dalle associazioni di categoria: gli immigrati in Italia servono.

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Decreto Flussi 2023, cosa ci dice il nuovo testo

Come ha sottolineato Chiara Tronchin, ricercatrice della fondazione Leone Moressa, intervistata da Fanpage.it, “ci sono stati anni di decreti Flussi estremamente bassi, attorno alle 30mila unità. L’anno scorso e quest’anno, dopo la pandemia, i numeri sono tornati a crescere. È dal 2014 che i flussi erano diminuiti a circa 30mila unità, mentre negli anni 2006 e 2007 gli ingressi consentiti erano circa 150mila. È stato un bel salto. I primi dati sul 2022 fanno vedere un incremento dell’occupazione extracomunitaria, quindi dovremmo andare nel senso giusto. In ogni caso è un elemento positivo che aumentino i flussi regolari. Anche solo a livello fiscale, a uno Stato conviene sempre favorirli, perché il lavoro regolare porta maggiori entrate.”

Ma perchè negli anni il numero degli ingressi è aumentato? La risposta è semplice: perchè manca la manodopera. “Servono persone che lavorano. Soprattutto, ritengo, servono persone straniere regolari. In Italia l’immigrazione non è mai stata molto ben gestita: la prova è il numero di stranieri irregolari sul territorio”, ha infatti sottolineato Tronchin. E’ difficile, però, dire se i numeri saranno sufficienti a coprire le necessità: “La critica che spesso viene fatta è che ci sono molti disoccupati italiani, quindi non servono gli stranieri. Il fatto è che italiani e stranieri fanno lavori diversi. Le professioni che si liberano a volte non sono appetibili per gli italiani”. In particolare, quelle meno qualificate.

“Non è una colpa di nessuno, in questi anni è aumentata la scolarizzazione degli italiani, quindi mi sembra ovvio che una persona che studia un tot di anni, finisce l’università, non ambisca a fare il bracciante o il domestico. Così, si sono liberati dei posti che richiedono una minore qualifica, e per questi è richiesta la presenza di stranieri.”

Non è un caso che nel mercato del lavoro generale, un lavoratore su dieci sia straniero. “Nelle professioni meno qualificate l’incidenza aumenta a tre su dieci. I principali lavori sono venditore ambulante, domestico, badante, bracciante. C’è un lato positivo, per così dire, cioè che c’è minor concorrenza con gli italiani in questi settori“. Tuttavia, facendo meno lavori qualificati, “la popolazione straniera è più esposta al rischio di povertà, pur lavorando. E meno guadagni, meno tasse paghi, quindi anche l’apporto che possono dare al Paese è più basso. Se pensiamo all’elevata di giovani stranieri o di origine straniera, è facile capire che per far crescere il Paese bisogna far crescere a livello sociale anche questi giovani, perché facciano lavori qualificati e possano contribuire di più. In Italia, qualsiasi giovane è una risorsa importante”, ha inoltre aggiunto Tronchin.

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