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Emergenza profughi, la “buona accoglienza” che l’Italia dovrebbe imitare

Sono 100 mila le persone accolte nelle strutture italiane. Come vanno le cose e funziona negli altri Paesi Ue? In uno studio della Fondazione Moressa, uno sguardo d’insieme

 

Roma – 20 gennaio 2016 – Mentre continuano salvataggi in mare e sbarchi, nell’ambito di una crisi senza precedenti, sono 100 mila i migranti e i profughi attualmente inseriti nel sistema di accoglienza italiano. Ma di che accoglienza si tratta? È paragonabile a quella offerta da altri Paesi europei? Come potrebbe migliorare?

Uno sguardo di insieme e spunti di riflessione importanti sulla gestione dell’emergenza in corso arrivano da uno studio realizzato dalla Fondazione Leone Moressa con il contributo di Open Society Foundations, presentato oggi al ministero dell’Interno. Qui di seguito una sintesi pubblicata dai ricercatori, in fondo alla pagina il link alle tabelle e ha un quadro più dettagliato delle buone pratiche europee

“I FLUSSI MIGRATORI E LE NUOVE ROTTE. Secondo Frontex , gli ingressi irregolari in Europa nel 2015 sono stati oltre 1,5 milioni, cinque volte di più rispetto ai 280 mila del 2014. La rotta del Mediterraneo centrale (verso l’Italia) ha visto un leggero calo, mentre sono aumentate in maniera impressionante le rotte del Mediterraneo orientale (verso la Grecia, da 50 mila a 720 mila) e dei Balcani occidentali (verso l’Ungheria, da 43 mila a 667 mila). 

L’ACCOGLIENZA IN ITALIA, SOPRATTUTTO STRUTTURE TEMPORANEE. Dai primi dati del 2015, per la prima volta, il numero di migranti presenti nelle strutture italiane ha superato quota 100 mila. Di questi, oltre il 70% si trova in strutture temporanee. Il sistema Sprar, gestito direttamente dai Comuni e considerato il modello più efficace, si ferma al 20% delle presenze. A livello territoriale, un quarto dei migranti (24,8%) è concentrato in due sole regioni: Lombardia e Sicilia.

LE RICHIESTE D’ASILO IN EUROPA. Nei primi dieci mesi dell’anno si è superata quota 1 milione, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2014. Il 62% delle richieste si è registrato in Germania, Ungheria e Svezia; paesi che hanno accolto il 75% dei Siriani richiedenti asilo. L’Italia è al quarto posto per richieste d’asilo, ma con una bassa percentuale di Siriani. 

LA STRATEGIA EUROPEA: RICOLLOCAMENTO E PIÙ CONTROLLI. Tra le proposte avanzate dalla Commissione europea, uno dei punti chiave riguarda il ricollocamento di 15 mila migranti dall’Italia verso altri paesi Ue. In realtà, la risposta dei paesi membri è stata molto debole, tanto che ad oggi ne sono partiti meno di 200. Dall’altra parte, l’Ue continua a chiedere all’Italia maggiore rigore nell’identificazione dei migranti e nelle procedure di registrazione e rilevamento delle impronte digitali, anche attraverso l’apertura di hotspot gestiti congiuntamente dalle autorità italiane ed europee.

BUONE PRATICHE IN EUROPA. Se uno dei problemi dell’accoglienza italiana riguarda la distribuzione sul territorio, il sistema tedesco e quello svedese prevedono la distribuzione degli immigrati su tutto il territorio nazionale. In particolare in Svezia si sta attualmente discutendo sull’obbligatorietà dell’accoglienza da parte di tutti i comuni. In Germania, invece, è stabilita la presenza di almeno un centro di accoglienza per ogni stato federato. Altre soluzioni sperimentate in Europa riguardano l’accesso al lavoro e alle informazioni di base o la riduzione dei tempi per l’esame delle richieste d’asilo.

 

 

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Le tabelle con i dati e lo specchietto con le buone pratiche in Europa

 

 

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