Roma, 30 giugno 2025 – L’Italia compie un passo storico nella gestione dei flussi migratori e nell’integrazione dei rifugiati. È stato infatti firmato un protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Interno, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) e le organizzazioni Diaconia Valdese, Pathways International e Talent Beyond Boundaries per l’attivazione dei Corridoi Lavorativi per i Rifugiati.
L’Italia diventa così uno dei primi Paesi al mondo a sviluppare canali regolari di ingresso per rifugiati e apolidi, secondo le nuove disposizioni introdotte dalla Legge 50/2023. L’iniziativa permette a rifugiati qualificati residenti in Paesi terzi di accedere legalmente al mercato del lavoro italiano, dopo un processo di selezione e formazione professionale.
Un modello replicabile e in espansione
Attualmente sono quattro i progetti pilota attivi: 70 rifugiati residenti in Colombia, Egitto, Uganda e Giordania verranno inseriti in Italia nei settori:
- aeroportuale
- cantieristico navale
- informatico
- orafo
Queste esperienze sono considerate best practice internazionali e si punta a estendere il modello ad altri settori e paesi, rispondendo così sia al bisogno di protezione dei rifugiati che alla domanda di manodopera in Italia.
Due vie di accesso: quote ordinarie ed extra quota
Il sistema italiano si articola su due binari:
- Quote previste nella programmazione annuale dei flussi migratori.
- Il percorso “extra quota”, che consente alle aziende italiane di selezionare direttamente rifugiati già formati all’estero e di assumerli al loro arrivo.
Un approccio che coniuga solidarietà, integrazione e sviluppo economico, permettendo di valorizzare le competenze di persone in fuga da guerre e persecuzioni.
Dignità, sicurezza e nuove opportunità
Nel mondo, 122 milioni di persone sono oggi costrette a fuggire. Il 73% si trova in Paesi a basso o medio reddito, spesso privi di risorse adeguate per garantire condizioni di vita dignitose. Da qui l’urgenza di percorsi di mobilità lavorativa sicuri e legali, che rappresentano una vera alternativa ai trafficanti e alle rotte migratorie irregolari.
“In un momento di crisi globale, servono risposte concrete e coraggiose”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “I corridoi lavorativi uniscono protezione e possibilità, mettendo al centro la persona e le sue potenzialità. L’Italia sta tracciando una strada nuova, dove istituzioni, imprese e società civile camminano insieme”.
Un modello globale
L’iniziativa si inserisce all’interno delle linee guida del Global Compact on Refugees (Patto Globale sui Rifugiati), che promuove un approccio condiviso per offrire ai rifugiati accesso al lavoro, all’istruzione e a un futuro sostenibile. Un progetto che dimostra come, con una visione lungimirante e un’alleanza tra pubblico e privato, sia possibile trasformare l’accoglienza in opportunità per tutti.