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La storia. Badante ucraina cacciata di casa perché malata di Covid-19

Roma, 12 novembre 2020 – Le donne ucraine che lavorano come badanti o lavoratrici domestiche nelle famiglie italiane durante una pandemia rischiano di perdere il lavoro, i mezzi di sussistenza e il riparo giorno dopo giorno.
Sono la categoria di lavoratori più vulnerabile, nonché le persone più a rischio di contrarre il coronavirus.
Molti dei nostri connazionali si sono trovati senza un lavoro durante il primo lockdown. Sono stati costretti a tornare in Ucraina o a cercare un rifugio temporaneo.
Questa situazione di instabilità continua ancora oggi.
A causa delle restrizioni sociali introdotte dal governo italiano per limitare la diffusione della pandemia di coronavirus, le donne ucraine in Italia vivono spesso sull’orlo di un precipizio.
In questi giorni uno dei sindacati italiani (Unione Sindacale di Base) ha portato alla luce questo aspetto della vita dei lavoratori domestici e di quelli che si occupano della cura delle persone.

LA VITA DELLE DONNE UCRAINE SUL BORDO DELL’ABISSO
In particolare, a Palermo, i datori di lavoro chiedevano alla loro colf che questa pagasse l’affitto per la stanza che occupava durante la quarantena, perché affetta da coronavirus.
Un altro caso è avvenuto a Brescia. Qui una donna ucraina di nome Elena era occupata senza contratto in una famiglia italiana e si prendeva cura di sei persone. Prima di cominciare a lavorare, la donna ha fatto un test per il COVID-19, che si è rivelato negativo. Tuttavia, dopo un po’ si è scoperto che l’intera famiglia dei datori di lavoro era colpita dal Coronavirus. Anche Elena è stata contagiata. Tuttavia non si è rivolta ai medici a causa della sua situazione clandestinità. La sua salute ha cominciato a peggiorare, ma i datori di lavoro per lo stesso motivo non hanno chiamato un’ambulanza. Disperata, la donna ha lasciato la casa in cerca di aiuto, perdendo conoscenza per strada. L’ambulanza è stata chiamata dai passanti…
L’ulteriore peggioramento ha portato la donna in terapia intensiva. È rimasta priva di sensi per tre giorni attaccata al respitatore. Fortunatamente, la donna si è ripresa. È grata ai medici italiani per le buone cure ricevute.

In questa storia, raccontata in poche frasi, il destino di tante donne ucraine in Italia. Straniere in terra straniera.

FONTE: GAZETA UKRAINSKA

Marianna Soronevych

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