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Lavoro e demografia: per l’OCSE l’Italia deve puntare su migranti, donne e senior per salvare il Pil

Roma, 21 luglio 2025 – Secondo Andrea Bassanini, senior economist dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), per contrastare la crisi demografica e il declino economico l’Italia deve puntare fortemente su tre pilastri: migranti, occupazione femminile e lavoro senior. L’economista, tra gli autori del recente “Employment Outlook” OCSE, sottolinea l’importanza strategica di queste categorie per evitare che il Pil pro capite italiano subisca una drastica riduzione nei prossimi decenni.

Le stime OCSE indicano uno scenario allarmante per l’Italia, con una popolazione in età lavorativa destinata a ridursi del 34% entro il 2060, passando dagli attuali 35 milioni a circa 23 milioni. Senza cambiamenti, questo potrebbe significare una contrazione del Pil pro capite dello 0,67% all’anno, portando nel complesso a una diminuzione del 20% rispetto ai livelli attuali.

Per affrontare questo problema, Bassanini suggerisce innanzitutto di aumentare il tasso di migrazione netto del Paese, attualmente fra i più bassi nell’area OCSE (0,11% contro una media OCSE dello 0,46%). Portare questo valore allo 0,61% potrebbe far guadagnare all’Italia circa 0,17 punti percentuali di Pil pro capite ogni anno. L’economista ribadisce che “nel contesto italiano lasciare fuori persone che vogliono lavorare è un po’ autolesionistico” e che investire risorse per respingere i migranti anziché puntare sulla loro integrazione è una strategia inefficace e costosa.

L’integrazione dei migranti, secondo Bassanini, deve iniziare subito con programmi mirati che includano l’apprendimento della lingua e l’accesso a strutture di sostegno. Egli cita come esempio positivo il caso svizzero, dove ai richiedenti asilo è permesso lavorare fin dall’inizio, favorendo così un’integrazione efficace e sostenibile.

Parallelamente, l’Italia dovrebbe incentivare l’occupazione femminile, attualmente frenata da barriere culturali più che economiche, e valorizzare l’apporto degli anziani (senior) nel mercato del lavoro. Solo così il Paese potrà invertire la rotta e assicurarsi una crescita economica sostenibile e inclusiva nei prossimi decenni.

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