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Oltre novecento lavoratori sfruttati e pagati 2,50€ l’ora: indagate tre persone in Maremma

Roma, 5 maggio 2022 – Quasi novecento braccianti, sia italiani che stranieri, sfruttati come schiavi e pagati al massimo 2,50€ l’ora: è quanto emerso dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Piompino, in Maremma, tra Livorno e Grosseto. Gli accertamenti hanno portato alla denuncia di tre imprenditori, tutti parenti tra loro, titolari di diverse aziende agricole per sfruttamento del lavoro nero.

Sfruttamento nella Maremma, denunciati tre imprenditori

Le persone erano costrette a lavorare fino a sedici ore al giorno, per una paga che definire misera risulta essere eccessivo. Parliamo di almeno novecento braccianti che, tra il 2016 e il 2019, sono passati dalle aziende agricole della Costa Etrusca, nella Maremma. Le indagini sono iniziate in seguito a un controllo fiscale: solo a quel punto è emerso il terribile scenario. I lavoratori vivevano in un casolare senza riscaldamento o acqua, ammassati l’uno sull’altro e, nonostante le condizioni, “costretti” anche a pagare l’affitto. E se qualcuno osava lamentarsi, arrivava immediatamente la minaccia di licenziamento: “Ti buttiamo fuori da qua”, avrebbero infatti detto gli imprenditori ai lavoratori sfruttati. Le imprese finite nel mirino della Guardia di Finanza producono angurie, carciofi, pomodori e meloni.

I tre indagati, messi alle strette, hanno ammesso alcune regolarità e pagato 5,8 milioni di euro di sanzioni relative alle posizioni di oltre 800 lavoratori. Tra l’altro, all’interno dell’inchiesta sono finiti anche altre due persone, due caporali. Per gli affitti ricevuti “in nero” dai dipendenti, poi, è emersa un’ulteriore multa per oltre 150.000 euro. Infine, altri accertamenti hanno riguardato i contributi ottenuti dai tre indagati dall’Unione europea tramite fondi strutturali FEASR, nell’ambito della Politica Agricola Comune. Insieme a un’altra azienda, infatti, pare che avessero prodotto contratti di affitto fittizi di terreni agricoli. Per loro quindi è scattata anche la truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione europea dopo una presunta indebita percezione di erogazioni pubbliche comunitarie di matrice FEASR di oltre 151.000 euro. Una somma teoricamente destinata all’incremento dello sviluppo rurale, e in realtà usata per pagare gli stipendi dei lavoratori.

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