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Mediterranea Saving Humans denuncia: “No al sostegno logistico alla guardia costiera libica. Soldi e mezzi a criminali come il generale Almasri”

Roma, 16 aprile 2025 – Oggi alla Camera dei Deputati si voterà il cosiddetto “Decreto missioni”, un provvedimento che prevede il finanziamento e la prosecuzione delle missioni internazionali italiane in Europa, Asia e Africa. Tra i punti più controversi figura il sostegno logistico e l’addestramento della guardia costiera libica, che potrebbe ricevere fondi pubblici italiani fino al 31 dicembre.

A lanciare l’allarme è Mediterranea Saving Humans, che in una nota denuncia la pericolosità e l’inaccettabilità politica e morale di questa scelta. Secondo l’Ong, dietro l’apparente intento di cooperazione allo sviluppo e sostegno alla stabilizzazione, si nasconde in realtà una complicità con figure legate a gravi violazioni dei diritti umani.

Tra i beneficiari diretti degli aiuti, infatti, potrebbe figurare il generale Almasri, descritto da Mediterranea come “stretto collaboratore del ministro degli Interni libico Trebelsi, già responsabile del lager di Mitiga e attuale direttore della polizia giudiziaria libica”. Almasri avrebbe sotto il suo controllo numerosi centri di detenzione per migranti, noti per condizioni disumane e per episodi documentati di tortura, stupro e omicidio.

“È semplicemente vergognosa – dichiara l’organizzazione – l’idea che criminali colpiti da mandati di cattura internazionali possano ricevere anche indirettamente fondi pubblici italiani, sotto la copertura di programmi di stabilizzazione democratica”. La posizione di Mediterranea è chiara: nessun tipo di sostegno logistico, economico o formativo dovrebbe essere destinato a soggetti implicati in crimini contro l’umanità.

Il dibattito si preannuncia acceso: da una parte chi vede nella cooperazione internazionale un’opportunità per arginare le migrazioni e rafforzare il controllo dei confini; dall’altra chi, come Mediterranea, denuncia una forma di esternalizzazione della frontiera europea che alimenta il sistema di abusi in Libia.

La votazione si svolgerà in un clima politico teso, con le Ong e le organizzazioni per i diritti umani che chiedono trasparenza, responsabilità e il rispetto del diritto internazionale.

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