Roma, 30 giugno 2025 – Alcune ONG del Mediterraneo hanno lanciato un appello diretto all’Unione Europea, chiedendo sanzioni contro il presidente tunisino Kais Saied e il suo entourage, accusati di gravi violazioni dei diritti umani. La richiesta è contenuta in una lettera ufficiale indirizzata a Kaja Kallas, Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, e inviata dagli avvocati William Bourdon e Vincent Brengarth.
La denuncia è firmata da un gruppo di organizzazioni attive nella regione: il Comitato per il rispetto delle libertà e dei diritti umani in Tunisia, la Federazione dei tunisini per la cittadinanza delle due rive, il Centro libanese per i diritti umani e EuroMed Rights.
Questa nuova missiva segue un primo appello inviato nel giugno 2024, al quale Bruxelles aveva risposto dichiarando di “monitorare attentamente la situazione sul campo”. Ma oggi, secondo i firmatari, la situazione è precipitata al punto da richiedere misure concrete.
Sanzioni richieste
Tra le richieste avanzate dalle ONG figurano:
- Divieti di viaggio per Saied e i suoi alleati;
- Congelamento dei conti bancari;
- Sanzioni economiche mirate;
- Divieto di forniture militari e finanziarie alla Tunisia;
- Blocco dei fondi europei destinati alla gestione dell’immigrazione.
Gli avvocati dichiarano che “è stata superata una nuova linea” e che “l’Europa non può continuare a rimanere in silenzio”, mentre nel paese si assiste a una costante regressione delle libertà fondamentali.
Un contesto autoritario
Il punto di rottura è identificato nel 25 luglio 2021, data in cui Saied ha concentrato su di sé tutti i poteri, un’azione che l’opposizione definisce un vero e proprio “colpo di Stato”. Da allora, secondo le ONG, la Tunisia – un tempo simbolo della Primavera araba – ha conosciuto una preoccupante involuzione democratica.
Numerosi esponenti dell’opposizione politica sono in carcere, tra cui:
- Rached Ghannouchi, leader del partito islamista Ennahdha, condannato a 22 anni per “cospirazione contro la sicurezza dello Stato”;
- Abir Moussi, esponente laica dell’opposizione, anch’essa detenuta.
Inoltre, una dozzina di operatori umanitari, specializzati in assistenza ai migranti, sono stati incarcerati per oltre un anno.
La repressione ha colpito anche la libertà di stampa e di espressione: decine di giornalisti, blogger e avvocati sono stati arrestati o indagati ai sensi di un controverso decreto legge contro le “fake news”, che secondo gli attivisti sarebbe interpretato in modo arbitrario dai tribunali.
Secondo i dati diffusi dalla Lega Tunisina per i Diritti Umani, circa 400 persone sarebbero attualmente perseguite sulla base di questo decreto.
L’appello delle ONG giunge in un momento in cui le relazioni tra UE e Tunisia si sono intensificate sul piano migratorio, sollevando interrogativi sulla coerenza dei valori europei. La parola ora passa alle istituzioni comunitarie, chiamate a scegliere tra pragmatismo politico e difesa dei diritti fondamentali.