Roma, 27 ottobre 2025 – È un mondo composto in larga parte da over 50, donne e uomini che si dichiarano soddisfatti del proprio lavoro, ma con una crescente voglia di cambiamento. Solo il 38,6% dei collaboratori domestici desidera mantenere l’attuale occupazione, mentre il 61,4% punta a una svolta entro i prossimi cinque anni. È quanto emerge dal 4° Paper del Rapporto 2025 Family (Net) Work, intitolato “Il lavoro domestico: tendenze, valutazioni e prospettive”, realizzato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su incarico di Assindatcolf.
Lo studio, basato su una survey condotta su 421 collaboratori domestici, traccia un quadro dettagliato di un settore cruciale per l’equilibrio familiare e sociale italiano, ma oggi segnato da incertezze e desiderio di rinnovamento.
Le badanti: fedeltà e impegno, ma con poca libertà
Le badanti si confermano la categoria più strutturata e stabile: il 75% lavora per una sola famiglia, e quasi la metà (45,2%) in convivenza. Si tratta di un impegno notevole — il 44% supera le 40 ore settimanali — ma che offre anche le maggiori gratificazioni. Il 47,6% si dice molto soddisfatta del proprio lavoro, soprattutto per il legame umano che si crea con l’assistito. Anche la condizione contrattuale è generalmente positiva: il 33,8% si dichiara molto soddisfatta e il 43,4% abbastanza. Tuttavia, quasi il 59% prevede di cambiare entro il 2030, indicando come principali motivi di insoddisfazione la retribuzione insufficiente (40,3%) e la mancanza di tempo libero (32,3%).
Le babysitter: entusiasmo e precarietà
Le babysitter, che rappresentano circa il 20% della forza lavoro domestica, lavorano nel 61,3% dei casi per un solo committente e con orari più flessibili (meno di 30 ore settimanali nel 60,6% dei casi). Quasi la metà (46,8%) si dice molto soddisfatta del proprio ruolo, ma solo il 19,4% lo è della condizione contrattuale. Le criticità più segnalate riguardano le retribuzioni basse (58,6%) e la scarsa tutela contrattuale (31%). Non sorprende, quindi, che il 63,9% guardi già a un cambiamento lavorativo.
Le colf: più datori, meno soddisfazione
Per le colf la situazione è più frammentata: solo il 42,8% lavora per una sola famiglia, mentre il 57,2% presta servizio presso più datori. La soddisfazione complessiva è bassa: solo il 27,5% è molto contenta del proprio lavoro e appena il 15,2% della condizione contrattuale. Anche qui, retribuzioni insufficienti (40,7%) e fatica fisica (27,6%) sono le principali cause di malessere. Il 62,8% dichiara di voler cambiare entro cinque anni.
Un settore cruciale ma in affanno
Il lavoro domestico in Italia coinvolge complessivamente 1 milione e 229 mila persone — tra regolari e non — generando un valore economico stimato in 17 miliardi di euro, pari a quasi l’1% del Pil nazionale nel 2024. Un comparto fondamentale per la tenuta del welfare familiare, ma che mostra segni di affaticamento: secondo i dati Inps, tra il 2019 e il 2024 si sono persi 47 mila lavoratori, di cui 23 mila nel solo 2024.
Lo studio della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e di Assindatcolf invita dunque a una riflessione: per sostenere il settore sarà necessario valorizzare professionalità e tutele, rendendo il lavoro domestico più stabile, riconosciuto e sostenibile nel tempo.


