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Riforma immigrazione. I punti principali del disegno di legge delega

I punti più importanti del ddl Amato-Ferrero. Ecco cosa cambia

ROMA – Il disegno di legge delega sull’immigrazione approvato martedì scorso dal governo interviene su quasi tutti gli aspetti legati all’ingresso e al soggiorno dei cittadini stranieri in Italia. Ecco le novità principali:

La programmazione dei flussi diventa triennale, con un "adeguamento annuale delle quote ad ulteriori e nuove esigenze del mercato del lavoro". Le quote potranno essere superate (ma andranno comunque fissati di volta in volta nuovi limiti) se c’è "un numero di richieste di nulla osta eccedenti", una possibilità che inizialmente era prevista solo per colf e badanti, ma che nell’ ultima versione del testo è stata estesa a tutti gli ingressi per lavoro.

La riforma prevede canali privilegiati per l’ingresso e il soggiorno di lavoratori altamente qualificati, al di fuori delle quote stabilite con i flussi. È prevista quindi una revisione di "procedure, categoire e tipologie" dell’articolo 27 del Testo Unico sull’imigrazione, dedicato, appunto, ai "fuori-quota".

Nei Paesi d’Origine verranno istituite delle liste di collocamento "organizzate in base alle singole nazionalità con criterio cronologico" alle quali potranno iscriversi i lavoratori stranieri che vogliono venire in Italia. Delle liste saranno responsabili "enti e organismi nazionali o internazionali con sedi nei paesi di origine o autorità degli stessi paesi", che le e trasemtteranno alle nostre rappresentanze diplomatiche. Fino all’attivazione delle liste è però prevista la formazione di una Banca dati interministeriale che raccolga le richieste di ingresso e le offerte di lavoro.

Parallelamente, torna anche lo sponsor, che potrà garantire economicamente per l’ingresso in Italia di chi, iscritto alle liste o alla banca dati di cui sopra, vuole cercare lavoro. Potranno fare da sponsor enti locali, associazioni datoriali, sindacati e patronati, ma anche privati cittadini (però solo pe run ingresso l’anno) o il diretto interessato, purchè "sia in possesso di risorse finanziarie adeguate al periodo di permanenza" (autosponsorizzazione).

Il governo vuole sfoltire la burocrazia che pesa sull’immigrazione, semplificando innanzitutto il rilascio dei visti di ingresso, anche attraverso una "revisione della documentazione da esibire". Chi arriva in Italia non dovrà più firmare il contratto di soggiorno, ma a ridurre i suoi disagi saranno soprattutto gli interventi previsti sui permessi di soggiorno.

Innanzitutto, i permessi dureranno di più: un anno per chi ha un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato di durata fino a sei mesi, due anni se il contratto è superiore a sei mesi e addirittura tre anni in presenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o autonomo. Inoltre con il rinnovo (per cui sono previste "forme di collaborazione con gli enti locali"), la durata verrà raddoppiata.

La delega vuole inoltre estendere la validità del permesso per ricerca di lavoro a un anno o finchè durano gli ammortizzatori sociali e questo permesso potrà essere rinnovato se lo straniero ha adeguati mezzi di sussistenza. Potranno inoltre essere concessi permessi per motivi umanitari a chi "dimostri spirito di appartenenza alla comunità civile".

I Comuni dovranno diventare il frontoffice per i cittadini stranieri che chiedono, rinnovano o ritirano il permesso di soggiorno. È inoltre previsto "dopo una congrua fase transitoria, il passaggio delle competenze ai Comuni per il rinnovo del permesso di soggiorno"

Tra gli strumenti previsti dal ddl per il "pieno inserimento dei cittadini stranieri legalmente soggiornanti" c’è una revisione delle regole per l’ iscrizione al Servizio sanitario nazionale "in relazione alle nuove tipologie di permesso di soggiorno". È previsto inoltre l’accesso alle provvidenza di assistenza sociale per chi è qui da due anni e per i minori iscritti sul suo permesso.

Si vuole poi favorire l’inserimento dei minori stranieri, prevedendo che se quando fanno 18 anni sono ancora a carico dei genitori o di chi ne ha la tutela possano comunque ottenere un permesso per motivi familiari. Grande attenzione è riservata ai minori non accompagnati, che alla maggiore età potranno avere anche un permesso per lavoro se hanno partecipato a progetti di accoglienza e tutela. Questi ultimi saranno finanziati da un Fondo istituito presso il ministero della Società Sociale.

Il ddl riconosce anche l’elettorato attivo e passivo alle amministrative ai soggiornanti di lungo periodo, cioè ai cittadini stranieri che sono in Italia con un permesso di soggiorno da almeno cinque anni, che verrebbero così equiparati ai cittadini ue. In questo modo si darebbe anche attuazione completa alla convenzione di Strasburgo sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale.

Per rendere effettivi i rimpatri vengono introdotti "programmi di rimpatrio volontario e assistito" destinati non solo ai clandestini ma anche a chi, non espulso, non ha comunque i soldi per tornare a casa. Chi partecipa a questi programmi potrà tornare prima in Italia rispetto agli altri espulsi.

Verranno poi riviste le modalità di allontanamento in base alla gravità delle infrazioni e alla pericolosità del clandestino. Le competenze in materia vengono tolte ai giudici di pace e tornano a quelli ordinari.

Quanto ai Cpt, uno dei punti su cui è stato più difficile trovare un accordo all’interno della maggioranza, è prevista una diversificazione: strutture aperte, con un "congruo orario di uscita" i per chi collabora all’identificazione e strutture chiuse per chi non si fa identificare, ma all’interno delle quali si potrà comunque rimanere per un periodo inferiore ai 60 giorni previsti oggi. I detenuti verranno invece identificati in carcere, senza passare per i Cpt.

(26 aprile 2007)

 

Elvio Pasca

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