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“Servono 200mila immigrati in più ogni anno, allargare il decreto flussi”. L’appello della Comunità di Sant’Egidio

Roma, 22 giugno 2022 – L’immigrazione è un’opportunità. E va colta non solo per i cittadini stranieri che scelgono il nostro Paese come luogo di residenza e lavoro, ma anche per le famiglie e le imprese, in una parola per “il sistema Italia”, afflitto da una grave crisi demografica e dalla difficoltà a reperire lavoratori in tanti settori”.

Queste le parole di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, in una conferenza stampa che si è tenuta ieri alla presenza di numerosi lavoratori immigrati e di volontari da anni impegnati al loro fianco.

“Il bisogno di lavoratori è strutturale, soprattutto per il comparto turistico – 380mila secondo il ministro Garavaglia -, l’autotrasporto e la logistica, professioni a basso livello di competenza. Ma all’appello mancano anche numerosi lavoratori per la cura della persona, soprattutto infermieri e badanti, la cui mancanza mette in seria difficoltà il modello italiano di welfare familiare, soprattutto per gli anziani e le persone con disabilità, proprio ora che il governo si sta avviando verso un’ampia domiciliarizzazione delle cure e dell’assistenza”.

“Il decreto flussi 2022, entrato in vigore lo scorso 17 gennaio – ha sottolineato Impagliazzo – ha allargato le quote di ingresso regolare rispetto a quelle degli anni precedenti, circa 76mila persone. Purtroppo non ha ancora prodotto risultati apprezzabili per un’eccessiva lentezza. Inoltre, come peraltro più volte segnalato da Sant’Egidio, inspiegabilmente sono state escluse alcune nazionalità (Perù, Colombia, Ecuador), le cui comunità sono ben integrate nel nostro Paese. Una contraddizione, a danno anche della società italiana. Si calcola che la media degli ingressi di cui il nostro Paese avrebbe bisogno per soddisfare le richieste dei vari settori produttivi sia di circa 200 mila l’anno”.

Impagliazzo ha poi evidenziato alcuni gravi ritardi nelle procedure relative alla regolarizzazione del 2020. “Dopo due anni, su 207mila domande, solo 128mila pratiche sono state definite, spesso con un rifiuto”. La causa? “Un’eccessiva discrezionalità da parte delle prefetture: in alcune province (Bologna e Palermo) sono state respinte fra il 3 % e il 5 % delle domande; mentre a Napoli il 32 %, a Roma il 26 % con ancora 11mila pratiche da esaminare”.

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