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Una campionessa senza cittadinanza: “Bologna è un modello, bisogna partire da lì”

Roma, 30 giugno 2022 – È un’emozione molto bella, mi dà speranza. Il segnale che arriva dalla mia città, Bologna, è che dalle realtà più piccole, dai comuni, si può partire e sperare; si partirà dal basso e si arriverà in alto prima o poi”.

Con queste parole Pamela Malvina Noutcho Sawa, 30enne originaria del Camerun, infermiera e campionessa di pugilato nella categoria 64 Kg ha commentato all’ANSA lo Ius Soli entrato, simbolicamente, nello statuto del Comune di Bologna.

Pamela vive in Italia da quando, a otto anni, si è ricongiunta con il padre che si era trasferito per studio e lavoro. Prima ha vissuto a Perugia dove ha frequentato la scuola primaria, le medie e le superiori, poi a Bologna, dove si è laureata alla triennale e alla magistrale in Scienze Infermieristiche. Oggi lavora nel pronto soccorso dell’ospedale Maggiore. Nel capoluogo emiliano ha anche incontrato la passione per la boxe. Tuttavia Pamela è ancora in attesa della cittadinanza italiana, richiesta due anni fa: “Sono fiduciosa di ottenerla presto”, dice.

Quella destinata agli studenti minorenni figli di migranti di Bologna è una “cittadinanza onoraria” ma per Pamela non ha solo un valore simbolico: “Significa essere riconosciuti come parte di una comunità. Per un bambino Bologna è come se fosse la sua nazione – sottolinea – significa dirgli: tu hai un posto dove potrai sempre tornare e puoi considerarlo casa”.

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