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Colf e badanti. Diritto alle ferie: quanti giorni spettano annualmente? È possibile rinunciarvi in cambio di una retribuzione aggiuntiva? L’esperto risponde

Roma, 17 giugno 2022 – Il diritto alle ferie, come per tutti i lavoratori dipendenti, è un diritto irrinunciabile e non può quindi essere sostituito da indennità economica.

Il contratto collettivo nazionale prevede infatti che anche colf e badanti (come baby-sitter, governanti, maggiordomi..) abbiano diritto ad un minimo di 26 giorni liberi all’anno, possibilmente continuativi o comunque divisibili in massimo due periodi dell’anno.

Quindi le parti possono decidere, in base alle reciproche esigenze, di dividere le ferie del lavoratore in due momenti, purchè tuttavia:

  • Due settimane vengano usufruite entro l’anno
  • Ulteriori eventuali due settimane, entro 18 successivi all’anno in cui sono maturati.

E’ inoltre utile sapere che è possibile accumulare ferie maturate nell’arco massimo di due anni, per poter godere di un maggiore periodo continuativo, possibilità che in caso di lavorati stranieri permette eventualmente di recarsi nel proprio Paese.

Inoltre, quei 26 giorni annuali, che saranno proporzionalmente quantificati se il collaboratore domestico lavora meno di un anno, dovranno ugualmente essere retribuiti e non potrà essere richiesto di usufruirne nel periodo di preavviso che precede il licenziamento, durante la malattia o assenza per infortunio.

Quanto alla scelta del periodo in cui il collaboratore deve utilizzare le ferie, l’art. 18 del Contratto collettivo nazionale (CNN) dispone che “il datore di lavoro, compatibilmente con le proprie esigenze e con quelle del lavoratore, dovrà fissare il periodo di ferie, ferma restando la possibilità di diverso accordo tra le parti, da giugno a settembre”.

Quindi è diritto del datore di lavoro scegliere il periodo di riposo del proprio collaboratore, possibilmente comunicandolo con anticipo e tenendo conto delle esigenze di quest’ultimo.

E se il lavoro viene sospeso in periodi diversi per esigenze esclusive del datore di lavoro? In questo caso al collaboratore domestico dovrà comunque essere riconosciuta la normale retribuzione.

Articolo realizzato per Stranieri in Italia da: Federica Merlo, avvocato

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