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Università. Gli studenti extraue possono candidarsi alle elezioni

Parere del Ministero all’ateneo di Bergamo, che aveva escluso cinque candidati alle elezioni studentesche. "Vogliamo rappresentare tutti"

BERGAMO -Seguono insieme le lezioni, passano le nottate sugli stessi libri e condividono ansie, successi e bocciature: prima ancora di essere italiani, marocchini o albanesi, i ragazzi che inseguono una laurea sono studenti. E per questo motivo hanno il diritto di candidarsi alle elezioni universitarie indipendentemente dalla bandiera sul passaporto.

È il Ministero dell’Università e della Ricerca a ribadire al parità di diritti tra i banchi, precisando in parere richiesto dall’università degli studi di Bergamo che "gli studenti di Paesi non appartenenti all’Unione Europea sono pienamente eleggibili negli organi di Ateneo, alle stesse condizioni previste per gli studenti cittadini italiani".

"Una diversa interpretazione, – spiega il ministero – oltre che porsi in contrasto, come nel caso dell’Università di Bergamo, con le norme che lo stesso Ateneo si è dato (e che non consentono una interpretazione restrittiva), contrasterebbe con la ampia categoria di "cittadinanza studentesca" che l’Università fa propria, così come richiede la sua stessa denominazione".

Si risolve così il caso scoppiato all’ateneo di Bergamo, dove domani e giovedì gli studenti andranno alle urne per scegliere i loro rappresentanti nei Consigli di facoltà, nel Senato accademico e negli altri organi elettivi dell’università.

La lista di sinistra in cui sono confluite le sigle Unione Universitaria, Officina 33 e Collettivo Sconsiderati aveva inserito nella rosa dei nomi anche quattro studenti marocchini (due ragazze e due ragazzi) e una studentessa albanese: "Ci sembrava giusto che anche tra i candidati fossero rappresentati gli studenti stranieri, che sono tanti e partecipano attivamente alla vita della nostra università" spiega Roberto Tomaselli di Officina 33.

Quando però la commissione elettorale ha esaminato queste cinque candidature, le ha dichiarate inammissibili, richiamando il regolamento dell’università che inserisce il "godimento dei diritti politici" tra i requisiti per l’eleggibilità. Un’interpretazione, sconfessata dal ministero guidato da Fabio Mussi, perchè restrittiva (quei cinque ragazzi, nel loro Paese, i diritti politici li hanno!) e anche perchè in contrasto con il concetto di cittadinanza studentesca, che va oltre quelle nazionali. "Questa è una vittoria importante, perché parifica i diritti e diventa un precedente anche per il resto d’Italia" sottolinea Tomaselli.

Il parere del ministero è arrivato venerdì scorso, lasciando ai riammessi pochissimo tempo per la campagna elettorale. "Fino a pochi giorni fa credevamo di esser esclusi, allora ci siamo impegnati per appoggiare gli altri candidati della lista" dice Ada, una dei cinque. La pubblicità nata intorno al caso potrebbe però compensare il tempo perso…

Arrivata dall’Albania in Italia da quattro anni fa, dopo la laurea triennale in Economia Alda si è iscritta a quella specialistica. Ora è preoccupata che quello che è successo sottolinei troppo il fatto che è straniera. "Indipendentemente dalla nazionalità, i problemi che viviamo noi studenti sono gli stessi: superare gli esami, mantenerci agli studi, cercare una camera in affitto e così via. Forse per chi è molto distante dalla famiglia le difficoltà di fanno sentire di più, ma se verrò eletta voglio rappresentare tutti. Sono una candidata come le altre".

(15 maggio 2007)

 

Elvio Pasca

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