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Regolarizzare gli espulsi? Il governo chiude

Risposta all’interpellanza di Livia Turco: "Interpretazione letterale della legge". Anche i sindacati chiedono di rivedere la circolare Manganelli

Roma – 30 aprile 2010 -Il governo ribadisce: non può essere regolarizzato chi ha una condanna per non aver obbedito a un foglio di via. Rispondendo ieri alla Camera a un’interpellanza di Livia Turco e altri deputatati del Pd, il sottosegretario all’interno Michelino Davico ha difeso e confermato la linea del Capo della Polizia Antonio Manganelli.

Davico ha parlato di una "doverosa interpretazione letterale della normativa". Il reato commesso da chi  "senza giustificato motivo permanga illegalmente nel territorio dello Stato in violazione dell’ordine impartito dal questore di allontanarsi entro cinque giorni, se l’espulsione o il respingimento sono stati disposti per ingresso illegale nel territorio nazionale", ha detto il sottosegretario, "rientra chiaramente nel novero dell’articolo 381 del codice di procedura penale", e quindi impedisce la regolarizzazione.

Un’interpretazione, questa, in realtà già sconfessata da diversi giuristi e, qualche giorno fa, anche dal Tar della Toscana. "Intendo approfondire la sua risposta, per capire se effettivamente prevalga un’interpretazione corretta della norma oppure, come paventato da molte famiglie e molti giuristi, un’interpretazione restrittiva e profondamente iniqua" ha ribattuto Livia Turco.

La responsabile del forum Immigrazione del Pd ha sollecitato il governo a "procedere rapidamente con l’espletamento delle pratiche di regolarizzazione".  Per Turco è “incomprensibile lasciare questa situazione di irregolarità nel lavoro agricolo e domestico; soprattutto, vi è la presenza – legata, sì, alla crisi economica e sociale – di persone immigrate che magari da dieci anni sono nel nostro Paese, che perdono il lavoro e a cui la legge Bossi-Fini dà soltanto da sei mesi di tempo per cercare nuovamente lavoro, altrimenti sono espulse”.

Appello anche dai sindacati
Intanto anche Cgil, Cisl, Uil e Acli, insieme ai rispettivi patronati riuniti nel Ce.Pa.,  puntano oggi il dito contro la circolare Manganelli. Chi attenta all’ordine e alla sicurezza pubblica o si è macchiato di reati come furti, rapine e stupri – sottolineano – non può essere messo sullo stesso piano di chi ha come unica colpa  il non aver obbedito a un foglio di via.

Insieme ai lavoratori, aggiungono i sindacati, si colpiscono le famigli, che "stanno rischiando di trovarsi all’improvviso sole e senza il sostegno di questa assistenza garantita da cittadini stranieri”. Di qui la richiesta di "riconsiderare" la circolare, "alla luce di un criterio di ragionevolezza", per regolarizzare gli stranieri "venire incontro anche alle esigenze delle famiglie e dei loro cari".

Un appello che, vista la posizione espressa ieri alla Camera dal governo, non sembra avere molte chance di essere ascoltato.

Elvio Pasca

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