in

“Non affittiamo ai musulmani”, porte chiuse per Rassmea e Ilias

Entrambi italiani, non riescono a trovare casa a Bologna. "I proprietari non vogliono 'stranieri', si preoccupano per il mio velo o per il lavoro di mio marito. È razzismo". Il sindaco: "Denunciate"

Bologna – 11 marzo 2015 –  Rassmea Salah era salita agli onori delle cronache nel 2013, quando a 30 anni era stata eletta consigliere comunale a Bresso, vicino Milano. Figlia di immigrati egiziani, ma nata e cresciuta in Lombardia,  era una delle poche “seconde generazioni” arrivata a ricoprire una carica pubblica e difendeva, da musulmana, la sua scelta di indossare il velo.

Ora però, quella che sembra una testimonial d’eccellenza della nuova Italia, si sta scontrando con i pregiudizi dell’Italia più vecchia e razzista. Succede a Bologna, dove insieme al marito Ilias Benaddi (italiano anche lui, nato in Marocco ma cresciuto), sta cercando da cinque mesi una casa in affitto e ha già incassato sette rifiuti da altrettanti proprietari.

Lei lavora come addetta stampa, lui con l’organizzazione umanitaria Islamic Relief ed entrambi hanno curriculum d’eccellenza, però a quanto pare il fatto che siano musulmani, evidenziato dall’hijab della signora Salah fa trovare loro solo porte chiuse. “Il velo potrebbe preoccupare i vicini”, “Non affittiamo a stranieri”, “Suo marito lavora per una ong islamica, sa come va di questi tempi..” sono solo alcune delle risposte che hanno rimediato, come ha raccontato al Corriere di Bologna.

Una discriminazione in base all'origine e alla religione, che però i proprietari difendono, alla faccia della legge: “Affittiamo a chi vogliamo”. Gli agenti immobiliari allargano le braccia: “I padroni di casa ci pongono dei limiti e ci danno delle indicazioni: il bene è loro, noi non possiamo che rispettarli”, ha spiegato uno di loro al quotidiano.

“Forse quello che mi hanno detto finora di Bologna – commenta Rassmea Salah – è solo un’immagine fittizia, dietro la quale si nasconde un razzismo strisciante: all’inizio tutti ci dicono ‘non c’è problema’, ma poi alla fine i proprietari ci respingono. Ma noi vogliamo un quartiere pulito, residenziale e sicuro come chiunque, visto che ce lo possiamo permettere non una periferia, magari piena di prostitute e spacciatori, solo per una questione identitaria”.

Sul caso è intervenuto anche il sindaco di Bologna, Virginio Merola: “Io sono al loro fianco: mi facciano nomi e cognomi e interverrò in tutti i modi, anche attivandomi con la magistratura”. I due sposi in cerca di casa ringraziano e stanno valutando il da farsi: “La denuncia? Noi non cerchiamo vendette contro i proprietari, ma forse mandare un messaggio positivo alla città con un gesto potrebbe essere importante”.

 

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 1 Media: 1]

Luba Stupko: “La mia carriera da imprenditrice socialmente utile”

Nuove regole per il riconoscimento e la revoca della protezione internazionale