Roma, 9 ottobre 2025 – Il Parlamento Europeo ha dato il via libera definitivo alla riforma del meccanismo che consente di sospendere l’esenzione dal visto d’ingresso per i cittadini di paesi terzi che possono attualmente viaggiare nello spazio Schengen per brevi periodi senza visto. Con 518 voti favorevoli, 96 contrari e 24 astensioni, l’Aula di Strasburgo ha approvato il 7 ottobre una revisione che amplia in modo significativo le motivazioni per la reintroduzione dell’obbligo.
Una leva diplomatica rafforzata
La normativa riguarda 61 paesi inseriti nell’allegato II del regolamento europeo, i cui cittadini possono soggiornare fino a 90 giorni in un periodo di 180 senza necessità di visto. Finora, la Commissione europea poteva attivare il meccanismo di sospensione soltanto in presenza di rischi per la sicurezza interna, come l’aumento di reati gravi commessi da cittadini del paese interessato, l’incremento delle domande d’asilo respinte, dei rifiuti d’ingresso o del numero di persone che restano oltre il limite di soggiorno consentito.
La riforma introduce nuovi e più stringenti motivi di sospensione, avvicinando i criteri a quelli previsti per la concessione iniziale dell’esenzione. Tra questi figurano: minacce ibride, come la strumentalizzazione dei flussi migratori da parte di stati terzi; programmi di cittadinanza per investitori (“passaporti dorati”) che pongono rischi per la sicurezza; mancato allineamento alla politica dei visti dell’UE; violazioni della Carta delle Nazioni Unite; gravi violazioni del diritto internazionale, dei diritti umani o del diritto umanitario; e inosservanza delle decisioni delle corti internazionali.
Sospensioni mirate anche ai funzionari
Un’ulteriore novità riguarda la possibilità per l’Unione Europea di applicare la sospensione in modo mirato, colpendo funzionari governativi di paesi terzi ritenuti responsabili di violazioni dei diritti umani o altre infrazioni. L’obiettivo è scoraggiare governi che non rispettano i termini degli accordi di esenzione dal visto, senza penalizzare indiscriminatamente tutti i cittadini.
La riforma stabilisce inoltre soglie quantitative per valutare gli “aumenti sostanziali” che possono giustificare una sospensione: il 30% per il numero di persone che restano oltre il periodo autorizzato o per l’aumento dei reati gravi, e il 20% per il tasso di riconoscimento delle domande d’asilo. La Commissione potrà comunque discostarsi da questi parametri in casi motivati.
“Un messaggio chiaro sui diritti umani”
Il relatore del provvedimento, Matjaž Nemec (S&D, Slovenia), ha sottolineato la portata politica della riforma:
“L’Europa resta il continente più visitato al mondo, sia dai turisti che dai viaggiatori d’affari, e la nostra politica dei visti è uno dei più forti strumenti di politica estera di cui disponiamo. Con un meccanismo di sospensione modernizzato, l’UE potrà reagire a gravi violazioni dei diritti umani e applicare sospensioni mirate a funzionari o gruppi specifici. È un passo importante per rafforzare il nostro impegno a favore dei diritti umani e del diritto internazionale.”
Prossime tappe e funzionamento
Dopo l’approvazione parlamentare, il testo — già concordato informalmente con il Consiglio — dovrà essere formalmente adottato dagli Stati membri. Entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea.
In base alle nuove regole, la Commissione europea potrà avviare il processo di sospensione dell’esenzione dal visto su proposta di uno Stato membro o di propria iniziativa, tenendo conto delle informazioni provenienti dalle istituzioni europee. La sospensione sarà inizialmente temporanea, ma potrà diventare permanente se le criticità non verranno risolte. Finora, l’esenzione è stata revocata una sola volta, nel caso di Vanuatu.
Con questa riforma, Bruxelles si dota di uno strumento più flessibile e incisivo per tutelare la sicurezza interna e i valori fondamentali dell’Unione, rendendo la politica dei visti non solo una questione di mobilità, ma anche di diplomazia e diritti.


