"Svincolare il permesso di soggiorno per le immigrate dal ricongiungimento familiare"
ROMA – Occorre modificare la legislazione italiana, per svincolare il permesso di soggiorno per le immigrate dal ricongiungimento familiare, soprattutto nei casi di donne che subiscono violenze.
E’ la proposta che il presidente e la vicepresidente del Comitato Schengen, Sandro Gozi e Isabella Bertolini, hanno lanciato nel corso di un’audizione di rappresentanti delle donne marocchine e filippine in Italia.
Nel corso dell’audizione, la presidente dell’Associazione donne marocchine, Souad Sbai, ha infatti denunciato come la maggior parte delle 128 mila donne giunte in Italia dal Marocco (circa l’80%) per ricongiungersi al marito già residente nel nostro Paese, siano completamente "invisibili". Queste donne, infatti, non escono mai di casa, non hanno contatti col mondo esterno, spesso non vanno neanche a fare la spesa o a scuola per parlare con gli insegnanti dei figli. Donne che, spesso, subiscono tra le mura domestiche violenze psicologiche e fisiche, e che sono ricattabili perché, se denunciano il coniuge, rischiano di perdere il permesso di soggiorno.
"Bisogna cercare soluzione normative – ha detto la Bertolini – magari intervenendo sull’articolo 18 della legge 98 che riguarda la concessione del permesso umanitario alle donne vittime di tratta, estendendolo a tutte le immigrate, soprattutto se vittime di violenze". Almeno il 68% delle marocchine che vivono in Italia, secondo Souad Sbai, subisce violenze dai familiari: "ogni giorno ci arrivano denunce" ha precisato.
Un altro problema è quello dell’alfabetizzazione: una percentuale altissima di donne marocchine (l’86%), ha reso noto la Sbai, è analfabeta. Per queste persone, ha detto Gozi, occorre attuare dei programmi di educazione linguistica e civica, "alla base di una buona integrazione".
(4 luglio 2007)
s.c.


