I dati della ricerca della "Fondazione Leone Moressa" di Mestre
VENEZIA – Donna, proveniente dall’Est Europa, 40 anni, residente soprattutto nelle grandi aree metropolitane: questo l’identikit della colf-badanti straniere regolari che vivono e lavorano in Italia secondo uno studio della "Fondazione Leone Moressa" di Mestre (Venezia) sull’importanza sociale del lavoro a domicilio e dell’assistenza familiare fornita da colf-badanti straniere.
Sono ormai un esercito di 366 mila unità le colf-badanti straniere che lavorano regolarmente in Italia (ultimo dato Inps): un numero imponente che, negli ultimi quattro anni, grazie soprattutto alla legge Bossi-Fini sulla regolarizzazione dei rapporti di lavoro del 2002, è quasi triplicato (+173,5%).
Come in tutte le società ricche quello dell’assistenza domestica e familiare, è un lavoro svolto soprattutto da immigrati: negli ultimi quattro anni l’incidenza dei collaboratori familiari stranieri sul totale dei lavoratori é passata del 51,5% registrata nel 2000 al 74,3% del 2004.
Un lavoro rivolto soprattutto alle persone anziane o non autosufficienti che si coniuga al femminile: quasi nove persone su dieci impiegate sono donne. Sono giovani (in media non superano 40 anni) che hanno lasciato marito e figli per trovare, da sole o con l’aiuto di amici o familiari già soggiornati nel Paese di destinazione, uno stipendio sufficiente in parte per sopravvivere e in parte da destinare in patria. Provengono soprattutto dai Paesi dell’Est Europa (54,3%), dall’America del Sud (15,2%) e dalle Filippine (13,4%).
Le colf-badanti operano soprattutto nelle aree metropolitane: maggiormente interessate sono soprattutto le province di Roma (81.074 unità), Milano (49.328), Napoli (19.368) e Torino (18.276); ultime in classifica le province insulari di Oristano (66 unità censite), Nuoro (82), ed Enna (171).
(1 marzo 2007)


