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INFORTUNI: INCA CGIL, DATI UFFICIALI NON DANNO RAPPRESENTAZIONE REALE DRAMMA =

Roma, 24 giu. (Adnkronos/Labitalia) – ”E’ una ricerca di grande
interesse che mette a confronto i dati istituzionali , quelli forniti
dall’Inail, e una serie di testimonianze di lavoratori e di
lavoratrici del settore, che, tra l’altro, indicano come i dati
ufficiali non riescano a dare l’esatta rappresentazione del dramma
che, in alcuni settori, in particolare in quello dell’edilizia,
esistono”. Cosi’ Raffaele Minelli, presidente del patronato Inca-Cgil
commenta con LABITALIA la ricerca ‘Il lavoro offeso. Il difficile
percorso per il riconoscimento dei diritti delle vittime del lavoro
nelle costruzioni’, realizzata dai ricercatori Ires Daniele Di Nunzio
e Emanuele Galossi con il sostegno di

      Fillea Cgil e Inca, e presentata oggi durante il convegno ‘Il
lavoro offeso. Infortuni sul lavoro cosa accade dopo’, tenutosi presso
la sede nazionale della Cgil a Roma.

      Per Minelli, la ricerca va a indagare su un tema, quello degli
infortuni e delle loro conseguenze fisiche e psicologiche, molto
rilevante nel settore dell’edilizia: ”In questi anni si e’andato
sempre piu’ destrutturando -spiega Minelli- il ciclo produttivo in
edilizia. Nel senso che in un cantiere, che ha alle spalle una grande
azienda, il lavoro viene parcellizzato fino ad arrivare a microimprese
che fanno dei pezzi specifici di lavoro e, addirittura, al lavoro
autonomo, con sconfinamento nel lavoro sommerso. In una realta’ come
questa -sottolinea Minelli- difficilmente l’infortunio viene alla
luce, perche’ si cerca di nasconderlo”.

 E i lavoratori stranieri sono tra quelli
che piu’ di tutti rischiano di non vedere riconosciuti i propri
diritti in materia di infortuni: ”La presenza massiccia di lavoratori
immigrati -sottolinea Marco Bottazzi, coordinatore medico legale
dell’Inca- presenti in questo settore fa si’ che ci sia una quota di
infortuni che sfuggono, perche’ vengono passati come malattia comune o
come incidenti avvenuti fuori dal lavoro. Le statistiche di pronto
soccorso ci dicono che questo avviene un po’ troppo frequentemente. Le
conseguenze degli infortuni -rimarca Bottazzi- possono influire
fortemente sulle capacita’ dell’individuo di continuare ad operare in
quell’ambiente lavorativo con la stessa mansione”.

      Convinta di una sottovalutazione dell’effettiva entita’ del
problema degli infortuni anche Franca Gasparri, della presidenza
dell’Inca: ”Noi sappiamo -spiega- che il 30% degli infortuni sul
lavoro che avvengono in Italia, non vengono dichiarati come tali e poi
c’e’ una sottostima del problema delle malattie professionali. La
ricerca -aggiunge- affronta il problema della solitudine ‘forte’,
della cesura che avviene ogni volta che un infortunio o una malattia
professionale colpiscono un lavoratore. Quindi -conclude- cerchiamo di
lavorare per dare una risposta che sia efficiente ed efficace sia sul
piano delle tutele, sia sulla ricostruzione del ‘senso’ per quella
persona che in qualche modo si sente tradita dal lavoro”.

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