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Monnanni (Unar): “Una rete in tutta Italia contro le discriminazioni”

Parla il direttore dell’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali: "Lavorare sulle nuove generazioni" Roma – 6 luglio 2009 – Arrivare sul territorio per conoscere da vicino e aiutare le vittime del razzismo. Massimiliano Monnanni, neo direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, vuole coinvolgere enti locali e associazioni nella creazione di una rete capace di raggiungere anche l’ultimo comune d’Italia.

“L’idea è mettere insieme tutte le risorse in un sistema omogeneo. In questo modo la nostra azione sarà potenziata ed eviteremo duplicati e sprechi, a livello locale ci sono molti fondi contro le discriminazioni” spiega Monnanni a Stranieriinitalia.it

“Qualche giorno fa – dice  – è partita una collaborazione con l’Emilia – Romagna. Abbiamo omogeneizzato i sistemi informatici e adesso ci sono 140 nodi sul territorio che possono raccogliere e inviarci le segnalazioni di discriminazione. Stiamo lavorando anche con la Regione Lazio per creare un osservatorio comune, è un modello che vogliamo estendere in tutta Italia in un’ottica di sussidiarietà. Passeremo dal semplice call center a un sistema integrato territoriale”.

Un modo per avere visione più esaustiva delle discriminazioni in Italia?
“Si, perché i dati che oggi raccogliamo tramite il nostro call center [800.90.10.10] sono inevitabilmente parziali. Il quadro di segnalazioni che può arrivare da Regioni, Comuni e associazioni sarà sicuramente più rispondente  alla realtà della discriminazione in Italia, e gli interventi avviati con altri soggetti istituzionali saranno più efficaci.  L’Unar non può essere autosufficiente”.

Quali strumenti mettete in campo per la prevenzione?

Ci sono già iniziative di formazione e incontro, ma serve anche  una programmazione pluriennale. Vogliamo lavorare sui giovani, che spesso non si rendono conto di subire o di assistere a episodi di discriminazione e quindi non li segnalano. Bisogna sviluppare consapevolezza e senso civico: il prossimo autunno, la settimana contro la violenza organizzata nelle scuole organizzata dai ministeri dell’Istruzione e delle Pari Opportunità avrà anche un focus sulle discriminazioni.

Come vi muovete quando vi segnalano una discriminazione?
“Se c’è reato e si può procedere d’ufficio, lo denunciamo alla magistratura. Negli altri casi,  affidiamo le vittime ad associazioni che possono accompagnarle nell’azione giudiziaria. Credo però che si debba facilitare il ricorso al gratuito patrocinio nei casi di discriminazione razziale e ragionare su un fondo di solidarietà per l’anticipazione delle spese”.

E se a discriminare sono le istituzioni?
“In questi casi siamo più forti e interveniamo direttamente con un’opera di moral suasion. In genere non c’è una volontà dell’istituzione a discriminare, ma ci possono essere vecchie normative o prassi che oggi si rivelano discriminatorie, quindi spingiamo l’amministrazione a rimuoverli”.

Per un clandestino è difficile segnalare una discriminazione?
“Stiamo lavorando per migliorare l’accessibilità all’Unar anche per chi è in situazioni giuridicamente precarie. Con gli accordi sul territorio si moltiplicheranno i punti di contatto e vogliamo collabroare con le associazioni, soprattutto quelle degli stranieri, alle quali le vittime possono rivolgersi senza diffidenza”.
 
Crede che la crisi economica fomenti il razzismo?
“La crisi economica si ripercuote sul lavoro e può accendere conflitti sociali. Il sistema produttivo espelle però i lavoratori meno utili, e gli immigrati stranieri coprono settori di manodopera specializzata che non è più possibile reperire in Italia. Sono una ricchezza, energia positiva anche per dinamismo e creatività”.

La tesi che in tempi di crisi gli immigrati sono un problema quindi non regge
“Si dovrebbe tranquillizzare la gente, intervenire sulle  paure, sulle ansie legate a un certo retroterra culturale. Questa è una tendenza che non è specificamente italiana, fa parte di un contesto più largo, basta guardare l’esito delle  ultime elezioni europee”.

Nell’ultima campagna elettorale si è parlato di immigrazione solo in negativo, come una minaccia alla sicurezza.
“Paradossalmente si è però sottolineata la centralità dell’immigrazione. Noi abbiamo competenze sulla prevenzione e sul contrasto delle discriminazioni, e su questo deve esserci un’azione intransigente. Poi c’è una cosa ben diversa dal razzismo, che è la regolamentazione degli ingressi e che fa parte di un quadro normativo europeo”.

I toni utilizzati dalla  politica non possono però fare più danni di una singola discriminazione?
“È campagna elettorale, democrazia, ma è ovvio che ognuno risponde delle sue dichiarazioni”.

Siete mai intervenuti contro esponenti politici?
“Sì, in diversi casi. Ad esempio abbiamo denunciato alcuni manifesti di Forza Nuova che incitavano alla discriminazione contro i  rom. Siamo attenti alle dichiarazioni politiche e stiamo incrementando anche il monitoraggio di fenomeni di razzismo sui media”.

L’Unar è stata consultata durante la stesura del pacchetto sicurezza?
“Questo non lo so, non ero ancora qui. Comunque veniamo consultati su vari provvedimenti, ad esempio la presidenza del consiglio ci ha chiesto una valutazione riguardo alcuni punti della nuova legge sull’immigrazione della Regione Toscana. Il nostro compito è anche quello, fermo restando che non siamo un’authority, il nostro punto di vista non è quello di un’autorità indipendente”.

Una critica rivolta frequentemente all’Unar è proprio quella di essere un braccio del governo…
“Quello che conta è che l’Unar sia messo in condizione di svolgere il proprio compito in autonomia e imparzialità. Le sinergie che vogliamo attivare in tutta Italia, il fatto stesso che per dirigere l’Ufficio venga  individuata una professionalità esterna, come nel mio caso, sono segnali che vanno in questa direzione”.

Elvio Pasca

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